Papa Francesco: Querida Amazonia, solo il sacerdote è “abilitato a presiedere l’Eucaristia”
Solo il sacerdote può dire: “Questo è il mio corpo”. E dunque solo lui è abilitato a “presiedere l’Eucaristia”. Nel quarto e ultimo capitolo dell’esortazione apostolica post-sinodale “Querida Amazonia”, dedicato all’aspetto pastorale, il Papa fuga definitivamente ogni dubbio sull’ordinazione sacerdotale di diaconi sposati, per supplire alla carenza di clero, avanzata nel corso del Sinodo sull’Amazzonia dell’ottobre scorso. “Ciò che non può essere delegato”, nell’esercizio del ministero sacerdotale, è proprio l’essenza dell’ordine sacro, che “configura” il prete a “Cristo sacerdote”. “Tale carattere esclusivo ricevuto dall’Ordine abilita lui solo a presiedere l’Eucaristia. Questa è la sua funzione specifica, principale e non delegabile”. Ci sono altre parole, ricorda Francesco, che “solo lui può pronunciare: ‘Io ti assolvo dai tuoi peccati’”. “Perché il perdono sacramentale è al servizio di una degna celebrazione eucaristica”, sottolinea il Papa: “In questi due Sacramenti c’è il cuore della sua identità esclusiva”. (clicca qui)
Papa Francesco: appello per la Siria e preghiera “per i nostri fratelli cinesi, che soffrono per questa malattia così crudele”
Prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana, durante l’udienza generale del mercoledì, in Aula Paolo VI, il Papa ha rivolto oggi due appelli a braccio: per la Siria e per la Cina. “Vorrei che tutti pregassimo per l’amata e martoriata Siria”, il primo appello: “Tante famiglie, tanti bambini devono fuggire dalla guerra. La Siria sanguina da anni. Preghiamo per la Siria”. “Anche una preghiera per i nostri fratelli cinesi, che soffrono per questa malattia così crudele”, il secondo appello, riferito al coronavirus che continua a mietere vittime: “Che trovino la strada della guarigione il più presto possibile”. (clicca qui)
Incontro Cei sul Mediterraneo: card. Bassetti (Cei), “il Papa ci ha detto: non fate discorsi campati in aria, fatemi proposte concrete e utili”
“Sarà l’apertura di una panoramica. Il Papa ha messo dei punti precisi. Ha detto: non fate lamentele perché è inutile stare a lamentarsi quando le cose non vanno bene. Non fate discorsi campati in aria. Fatemi delle proposte concrete che possono essere utili per risolvere i problemi dell’umanità perché veramente il Mediterraneo è il concentrato di tutti i problemi dell’umanità in quanto abbraccia Asia, Africa e Europa”. Si presenta così, con questo preciso mandato di Papa Francesco, l’incontro su “Mediterraneo, frontiera di pace” che si terrà dal 19 al 23 febbraio a Bari promosso dalla Cei, su iniziativa del cardinale presidente Gualtiero Bassetti. È stato lo stesso Bassetti a spiegare questa mattina ai giornalisti come procederanno i lavori di Bari. L’incontro al quale parteciperanno oltre 50 vescovi in rappresentanza delle Conferenze episcopali dei 19 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, sarà concluso da Papa Francesco con la celebrazione della Messa, domenica 23. Al Papa i vescovi presenteranno un testo, frutto del dialogo e del confronto delle intense giornate di Bari ma “la parola finale sarà quella di Papa Francesco e le conclusioni le assumerà lui e come sapete, non ci deluderà”, ha precisato Bassetti. (clicca qui)
Alla messa del 23 febbraio, presieduta dal Papa, sarà presente anche il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella. (clicca qui)
Patti Lateranensi: card. Parolin, “più convergenze che contrasti”. “Santa Sede e l’Italia convergono sul multilateralismo come metodo per affrontare i tanti conflitti”
“Più convergenze che contrasti”. Con questa parole il card. Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, ha definito il tradizionale incontro bilaterale tra Santa Sede e governo italiano, svoltosi questa sera a Palazzo Borromeo, sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, in occasione del 91° anniversario dei Patti Lateranensi. “La parola chiava è stata convergenza”, ha dichiarato il cardinale: “È emerso l’interesse che esiste tra l’attività della Chiesa e l’attività del governo, sia sui temi che interessano più direttamente l’Italia, sia sui temi internazionali”. “La Santa Sede e l’Italia – ha spiegato Parolin – convergono sul multilateralismo come metodo per affrontare e risolvere i tanti conflitti che ci sono”. “Il clima era molto buono – ha riferito il segretario di Stato vaticano –. C’è stata una grande volontà di ascolto, di tenere in considerazione anche il punto di vista della Chiesa, che non diverge molto da quello del governo”. “Ci sono state più convergenze che contrasti”. (clicca qui)
Parlamento Ue: Sassoli, “serve un bilancio pluriennale ambizioso per crescita e uguaglianza”. Inaccettabile la proposta del Consiglio
(Strasburgo) La proposta della precedente presidenza finlandese “è insufficiente e inaccettabile”; quella della Commissione altrettanto insufficiente; e dunque il Parlamento avanza una sua proposta per il Quadro finanziario pluriennale 2021-2027. Il Parlamento europeo chiede che il bilancio pluriennale dell’Ue corrisponda all’1,3% del Pil europeo. La proposta finlandese si fermava all’1,07, quella della Commissione all’1,11. “Tra la nostra posizione – spiega il presidente dell’Assemblea, David Sassoli – e quella della presidenza c’è uno scarto di 240 miliardi”. Da qui la necessità di negoziati che giungano a una proposta “più ambiziosa” e “adeguata” alle sfide che l’Ue ha dinanzi a sé. È il messaggio che Sassoli e il Parlamento inviano ai capi di Stato e di governo dei 27 in vista del Consiglio europeo straordinario del 20 febbraio che ha all’ordine del giorno proprio il bilancio dell’Unione per i prossimi 7 anni. “Questa del Qfp è la partita più importante di avvio di legislatura. Serve un bilancio ambizioso. Si tratta di finanziare gli interventi e i programmi per affrontare le nuove sfide che ci attendono e di rifinanziare – dice Sassoli – i programmi di maggior successo dell’Ue, rivolti alla crescita e all’uguaglianza”. Sassoli spiega che “se non ci sarà un accordo con il Consiglio, il Parlamento è pronto ad andare fino in fondo”, ovvero a bloccare il Qfp. (clicca qui)
Vittorio Bachelet: Mattarella, “ucciso perché impersonava il senso più autentico della nostra democrazia”
Vittorio Bachelet “è stato ucciso perché impersonava il senso più autentico della nostra democrazia”. Lo ha affermato questa mattina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo al Plenum del Consiglio superiore della magistratura in occasione della cerimonia in ricordo di Vittorio Bachelet, nel 40° anniversario dell’assassinio per mano delle Brigate Rosse. Il Capo dello Stato ha ricordato come Vittorio Bachelet fosse “convinto che nell’impegno sociale, in quello politico, in quello istituzionale, proprio attraverso il dialogo fosse possibile ricomporre le divisioni, interpretando così il senso più alto della convivenza”. Per Mattarella, anche oggi “occorre avere maggior coraggio, ovunque e in qualunque sede. Attraverso il dialogo paziente e tenace occorre ricercare, con disponibilità sincera al confronto, la soluzione migliore per ogni circostanza, e dunque superare sia i pregiudizi sia le soluzioni precostituite”. (clicca qui)
Intervistato dal Sir, Giovanni Bachelet, figlio di Vittorio, ha ricordato come il padre “ha mostrato che diamo la migliore testimonianza cristiana quando siamo credibili” (clicca qui). Mentre all’amico giornalista Raniero La Valle “Vittorio Bachelet è apparso come l’emblema stesso della fermezza nella fede”. “È stato un dono grande per la famiglia, gli amici, la Chiesa e lo Stato” (clicca qui).
Regno Unito: primate Welby, “Chiesa d’Inghilterra profondamente razzista. Cambiare per favorire l’accoglienza”
(Londra) “La Chiesa d’Inghilterra è ancora istituzionalmente, profondamente razzista”. Sono parole molto forti quelle usate dal primate anglicano Justin Welby al Sinodo generale della Chiesa di Stato inglese riunito, fino a domani, nella sede di “Church House” nel centro di Londra. Rispondendo al pastore Andrew Moughtin-Mumby, che raccontava l’esperienza di un suo parrocchiano che, insieme alla famiglia, era stato escluso da una chiesa anglicana perché di colore, l’arcivescovo di Canterbury ha detto di “provare vergogna e di voler scusarsi”. Ha anche aggiunto che la Chiesa deve cambiare per diventare più accogliente. Le parole del primate sono state pronunciate durante un dibattito sulla cosiddetta “generazione Windrush”, i migranti di colore, asiatici e di altre minoranze, arrivati nel Regno Unito a partire dagli anni Cinquanta, ai quali il governo di Theresa May ha negato il diritto di rimanere. Il Sinodo ha voluto esprimere gratitudine per il contributo importante dato da questi migranti, diventati cittadini britannici, alla vita della Chiesa. L’organo che guida la Chiesa di Stato inglese ha anche approvato all’unanimità una mozione con la quale si dà il via a uno studio che documenti l’impatto negativo sulla Chiesa d’Inghilterra del razzismo e chiesto che venga affidato a una persona esterna l’incarico di suggerire modi affinché l’accoglienza verso tutti sia davvero completa. (clicca qui)