Papa Francesco: a Santa Marta, “non abbiamo pagato nulla per diventare cristiani, è un dono di Dio”

(Foto Vatican Media/SIR)

L’essere cristiani, sacerdoti o vescovi è un dono gratuito del Signore. Non si compra. E la santità consiste proprio nel “custodire” questo dono ricevuto gratuitamente e non per meriti nostri. Lo ha ricordato stamattina Papa Francesco, nell’omelia della messa a Casa Santa Marta, a partire dall’elezione di Davide come re d’Israele. Una vicenda che fa riflettere, spingendo a chiedersi come mai il Signore scelga un ragazzo normale, che magari “faceva delle ragazzate, quelle che fanno tutti i ragazzi”, non era un ragazzo pio, “che pregava tutti i giorni”, aveva sette bravi fratelli, “che avevano più meriti di lui”. Eppure, ha sottolineato il Pontefice, è stato eletto il più piccolo, “il più limitato, quello che non aveva titoli, non aveva niente”.
“Quando Dio elegge, fa vedere la sua libertà e la gratuità. Pensiamo a noi tutti che siamo qui: ma come mai il Signore ha eletto noi?”, la domanda del Santa Padre. “Gratuitamente, senza alcun merito, gratuitamente. Il Signore ci ha eletti gratuitamente – la risposta -. Noi non abbiamo pagato nulla per diventare cristiani. Noi sacerdoti, vescovi non abbiamo pagato nulla per diventare sacerdoti e vescovi – almeno così penso, no? Perché ci sono, sì, coloro che vogliono andare avanti nella cosiddetta carriera ecclesiastica, che si comportano in modo simoniaco, cercano influenze per diventare qui, là, là… gli arrampicatori. No, ma questo non è cristiano. L’essere cristiano, l’essere battezzati, l’essere ordinati sacerdoti e vescovi è pura gratuità. I doni del Signore non si comprano”.
E “noi, cosa possiamo fare?”, si è chiesto ancora il Papa. “Essere santi” e la santità cristiana è “custodire il dono, niente di più”, comportandosi in maniera tale “che il Signore rimanga sempre” Colui che fa il dono e io non ne faccia “un merito mio”.
“Nella vita ordinaria, nelle imprese, nel lavoro, tante volte per avere un posto più alto si parla a questo funzionario, si parla a questo governante, si parla a questo di qua…, perché ‘ma, di’ al capo che mi porti su…’. Non è dono; questo è arrampicamento. Ma l’essere cristiani, l’essere sacerdoti, l’essere vescovi è soltanto un dono. E così si capisce il nostro atteggiamento di umiltà, quello che noi dobbiamo avere: senza merito alcuno. Soltanto, noi dobbiamo custodire questo dono, che non si perda. Noi siamo tutti unti dall’elezione del Signore; dobbiamo custodire questa unzione che ci ha fatto cristiani, ci ha fatto sacerdoti, ci ha fatto vescovi. Questa è la santità. Le altre cose non servono. L’umiltà di custodire. E così, il dono. Qual è il grande dono di Dio? Lo Spirito Santo! Quando il Signore ci ha eletto, ci ha dato lo Spirito Santo. E questa è pura grazia, è pura grazia. Senza merito nostro”.
Infine, “se noi cristiani dimentichiamo il popolo di Dio, anche il popolo non credente, se noi sacerdoti dimentichiamo il nostro gregge, se noi vescovi dimentichiamo questo e ci sentiamo più importanti degli altri, rinneghiamo il dono di Dio. È come dire allo Spirito Santo: ‘Ma Tu vai, vai, vai tranquillo nella Trinità, riposati, che io me la cavo da solo’. E questo non è cristiano. Questo non è custodire il dono”.

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