Sanità: insediata Consulta professioni. Anelli (Fnomceo), “sì alla sfida di riformare tutti insieme il Ssn per renderlo più forte”

Si è insediata presso il ministero della Salute la Consulta permanente delle professioni sanitarie e sociosanitarie, istituita dal ministro Roberto Speranza lo scorso 7 gennaio. A seguire, visti i gravi fatti avvenuti sin dall’inizio dell’anno, è stato convocato l’Osservatorio permanente per la garanzia della sicurezza e per la prevenzione degli episodi di violenza ai danni di tutti gli operatori sanitari. Due le funzioni principali della Consulta: quella relativa al funzionamento degli Ordini; e quella, straordinaria, di una riorganizzazione del Ssn. “Accettiamo la sfida lanciata dal ministro Roberto Speranza di partecipare, come rappresentanti delle professioni, al grande processo di riforma del nostro Servizio sanitario nazionale – afferma il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli –. Concordiamo con il ministro: lo stanziamento di risorse è essenziale per sanare le criticità frutto di anni di tagli economici e per investire sul futuro. Ma, da solo, non basta. Occorre costruire una riforma che renda più forte il Servizio sanitario nazionale”. Tre, secondo Anelli, le direttrici lungo le quali avviare il processo: un nuovo modello di programmazione della spesa; la valorizzazione del rapporto tra ospedale e territorio; la sanità digitale. A fare da fil rouge, una tematica trasversale, quella della formazione dei professionisti. Il presidente della Fnomceo prende quindi atto “con soddisfazione della piena disponibilità del ministro a licenziare celermente un provvedimento legislativo, e a farlo rispettando, in primis, la funzione principe del Parlamento, ricorrendo allo strumento del decreto – legge solo se non si dovessero rispettare i tempi”. Con lo stesso ottimismo – aggiunge –, recepiamo la disponibilità trasversale del Parlamento ad approvare il disegno di legge attualmente alla Camera”. La violenza, conclude, “non va mai accettata o giustificata, ma è anche effetto collaterale di carenze strutturali che creano disagio agli utenti e rendono insicure le sedi”. Di qui la necessità di ripensare “i modelli di continuità assistenziale”; potenziare “le difese passive negli ambulatori di guardia medica e le tutele per le visite domiciliari”.

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