Sinodo diocesano. Conclusa la fase assembleare. I numeri, i traguardi e il lavoro che resta da fare

"Celebrare il Sinodo", molto più che una fotografia della Diocesi: una radiografia, una lettura profonda della Chiesa locale e di chi la anima, preti e laici

Si è conclusa la fase assembleare del Sinodo (che avrà in settembre solo un’ultima coda), ma che ha visto il cuore della sua celebrazione. La lingua italiana ha una sua sapienza profonda nei termini tanto che abbiamo usato l’espressione e l’esperienza di “celebrare il Sinodo”. Il Sinodo è una “celebrazione” nel senso forte, ossia una manifestazione grata della nostra identità ecclesiale. Il percorso fatto fin qui, infatti, pur con tanti limiti ed imperfezioni, ha permesso di far emergere, se ce ne fosse ancora bisogno “Chi è la Chiesa di Alife-Caiazzo e come sta…”.

I numeri
Il numero totale degli aventi diritto di voto (al 1 maggio) era di 141 di cui, come da regolamento (39 sacerdoti; 2 diaconi permanenti; 1 seminarista; 2 religiosi e 5 religiose; 92 laici, provenienti 90 da parrocchie e 12 da associazioni ecclesiali). In corso d’opera il numero è sceso a 140 con rinunce giustificate e nuova nomina. La media di presenza è stata molto alta: 120 persone (nelle 8 assemblee tra il 5 maggio e il 16 giugno). Ci sono volute circa 14 ore di discussione e votazione, con 81 interventi in aula. I 5 documenti hanno richiesto un lavoro immane da parte della segreteria (circa 21.265 fotocopie). Gli emendamenti si sono concentrati soprattutto sui primi due documenti (23 quello sulla evangelizzazione e e catechesi e in ugual numero per quello sulla liturgia).
Non si tratta solo di numeri, sarebbe bastato l’Annuario, a scattare l’istantanea della nostra Diocesi: la nostra chiesa tuttavia non ha bisogno di selfie, ma di una vera e propria radiografia da cui emergono le motivazioni, che ci spingono nella nostra azione.

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