La storia di Moussa: “Io musulmano tra i seminaristi”

Quando incontriamo il giovane Moussa nel seminario vescovile di Como è vestito della festa: il cappotto più bello, una sciarpa elegante e un buon profumo. “È così tutti i venerdì quando va alla preghiera”, racconta chi in questi otto mesi di convivenza ha imparato a conoscerlo bene. Perché Moussa Fofana, il ventitreenne profugo del Mali che è accolto dalla comunità del seminario, è musulmano e non smette mai, nella nostra breve chiacchierata, di ringraziare Allah per averlo condotto per vie a lui misteriose, al sicuro, fino al colle di Muggiò.

“Ringrazio davvero tutti perché mi fate sentire a casa”, confida il giovane che ha voluto indirizzare alla comunità del seminario una lettera con i suoi auguri di Natale. Le strade del giovane e del seminario si sono incontrate nel maggio scorso quando il giovane, in Italia dal 2014, ha avuto finalmente l’esito della sua richiesta di protezione internazionale: due anni di permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Una bella notizia che ha portato con sé anche un’altra conseguenza: dover lasciare la struttura di accoglienza gestita dalla Cooperativa Symploké dove era ospitato. E’ allora che per il giovane si sono aperte le porte del seminario.

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