A(r)miamo le guerre del mondo

Lo scorso anno l'Italia ha triplicato le esportazioni di armi, per un valore superiore agli 8 miliardi di euro. Tornano alla memoria le parole pronunciate dal papa a Redipuglia, il 13 settembre 2014: «Anche oggi le vittime sono tante... Come è possibile questo? È possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, e c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!».

La notizia è passata quasi in sordina nei sommari dei telegiornali e nelle prime pagine dei quotidiani, eppure per tante ragioni avrebbe meritato ben altra attenzione.
Forse, vogliamo come suol dirsi “pensare positivo”, se nessuno ha preso il microfono o rilanciato dichiarazioni trionfalistiche di fronte agli straordinari risultati conseguiti dal nostro export nel 2015 è perché rimane sempre un po’ di pudore – se non proprio di autentica vergogna – quando il Made in Italy che piace al mondo non è quello dell’alta moda ma quello dei razzi, degli agenti chimici e tossici, delle pistole, degli esplosivi, degli elicotteri d’assalto e perfino dei siluri. C’è tutto questo, oltre alla sofisticata tecnologia delle attrezzature elettroniche, nel ricco paniere dell’industria bellica italiana, che lo scorso anno ha visto triplicare il valore delle esportazioni.

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