Domenica 24 gennaio

Ne 8,2-4.5-6.8-10; 1Cor 12,12-30; Lc 1,1-4; 4,14-21

Gesù entra quattro volte in una sinagoga, ci dice il Vangelo di Luca; ogni volta subisce ostilità. In quella ricordata oggi, addirittura rischia di essere ammazzato. Perché? Dopo aver descritto i fatti che altri hanno già narrato e dopo le tentazioni del deserto, Luca presenta Gesù che “insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode”, ma non a Nazaret, borgo di gente nazionalista e violenta contro i dominatori romani. Gesù vi entra e riceve il rotolo del profeta Isaia, ma non legge il testo previsto per quel giorno, invece cerca il passo della proclamazione del Messia-Cristo, l’unto investito della potenza di Dio che lo manda a portare la bella notizia della fine della povertà per i poveri, della liberazione per i prigionieri e della vista ai ciechi. La liberazione e la vista vanno insieme perché le prigioni erano sotto terra e i carcerati stavano completamente al buio: restituire la vista significa liberare i prigionieri. Ecco la buona notizia per i poveri, l’anno di grazia del giubileo.

Dopo la lettura, Gesù “riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette”. Prende la posizione del maestro che insegna, mentre tutti gli occhi sono fissi su di lui, e annuncia: “Oggi si è compiuta questa scrittura che voi avete ascoltato”. Occhi fissi su Gesù e che non vedono chi veramente è; orecchie che ascoltano il messaggio e non lo capiscono. Oggi il Vangelo termina così; domenica prossima, continuerà con la rivolta di tutta la sinagoga che vorrebbe assassinarlo.

Gesù è nella sinagoga della sua infanzia, Nazaret e il brano di Isaia, che trova e legge, risalta il rapporto tra il Messia e i poveri, i prigionieri, i ciechi e gli oppressi. Anch’egli è un Messia povero per le condizioni della nascita, il legame ad un popolo di gente semplice, accomunato alle condizioni di ogni uomo. L’anno di grazia è il dono della misericordia di Dio per tutti. Questo miracolo si rinnova ogni giorno all’ascolto della Parola. Le parole antiche si avverano sulle labbra di Gesù. Ogni volta che la Parola viene letta e ascoltata, è Lui che la proclama nei cuori di chi ascolta. È di Lui che la Scrittura parla.