Papa Francesco: all'Angelus, "il pane vivo è lo stesso Corpo di Cristo, che dà speranza ai poveri e vince l’arroganza di chi si abbuffa a loro danno" "Come può Gesù darci da mangiare la propria carne?". quello che si chiedono quanti ascoltano Gesù che dice: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo". E "anche noi oggi ci poniamo questa domanda, però con meraviglia e con gratitudine". Lo ha detto, ieri mattina, Papa Francesco, affacciandosi alla finestra dello studio nel Palazzo apostolico vaticano per recitare l’Angelus con i circa 12mila fedeli e pellegrini riuniti in Piazza San Pietro. "Ecco - ha sottolineato il Pontefice - due atteggiamenti sui quali riflettere: meraviglia e gratitudine, davanti al miracolo dell’Eucaristia". Primo atteggiamento è "la meraviglia, perché le parole di Gesù ci sorprendono. Ma Gesù sempre ci sorprende, sempre. Anche oggi, nella vita di ciascuno, Gesù sempre ci sorprende. Il pane dal cielo è un dono che eccede ogni aspettativa. Chi non coglie lo stile di Gesù resta sospettoso: sembra impossibile, addirittura disumano mangiare la carne di un altro (cfr v. 54). Carne e sangue, invece, sono l’umanità del Salvatore, la sua stessa vita offerta come nutrimento per la nostra". E "questo ci porta al secondo atteggiamento: gratitudine – primo, meraviglia, adesso, gratitudine –, perché riconosciamo Gesù lì dove si fa presente per noi e con noi. Si fa pane per noi". “Chi mangia la mia carne rimane in me e io in lui” (cfr v. 56). "Il Cristo, vero uomo, sa bene che bisogna mangiare per vivere - ha evidenziato il Santo Padre -. Ma sa anche che questo non basta. Dopo aver moltiplicato il pane terreno (cfr Gv 6,1-14), Egli prepara un dono ancora maggiore: Lui stesso si fa vero cibo e vera bevanda (cfr v. 55). Grazie, Signore Gesù! Con il cuore possiamo dire: grazie, grazie". Francesco ha precisato: "Il pane celeste, che viene dal Padre, è proprio il Figlio fatto carne per noi. Questo alimento ci è più che necessario, perché sazia la fame di speranza, fame di verità, fame di salvezza che tutti noi sentiamo non nello stomaco, ma nel cuore. L’Eucaristia ci è necessaria, a tutti". Gesù, ha aggiunto, "si prende cura del bisogno più grande: ci salva, nutrendo la nostra vita con la sua, e questo per sempre. E grazie a Lui possiamo vivere in comunione con Dio e tra noi. Il pane vivo e vero non è dunque un qualcosa di magico, no, non è una cosa che risolve di colpo tutti i problemi, ma è lo stesso Corpo di Cristo, che dà speranza ai poveri e vince l’arroganza di chi si abbuffa a loro danno". Di qui l'invito: "Chiediamoci allora, fratelli e sorelle: ho fame e sete di salvezza, non solo per me, ma per tutti i miei fratelli e sorelle? Quando ricevo l’Eucaristia, che è il miracolo della misericordia, so stupirmi davanti al Corpo del Signore, morto e risorto per noi?". "Preghiamo insieme la Vergine Maria, perché ci aiuti ad accogliere il dono del cielo nel segno del pane", ha concluso il Papa.Gigliola Alfaro