Fine vita: Romano (bioeticista), "dalla Chiesa ribadito il no ad eutanasia e suicidio assistito" "Il magistero della Chiesa, espresso in diversi documenti e pronunciamenti, rimane costante e si potrebbe riassumere, in estrema sintesi, nel 'no' assoluto ad eutanasia e suicidio assistito e, al tempo stesso, nella contrarietà ad un’ostinazione irragionevole dei trattamenti che condurrebbe al cosiddetto accanimento clinico". In un'intervista al Sir il bioeticista Lucio Romano, docente presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, Sezione San Tommaso d’Aquino, e coordinatore dell’Osservatorio di bioetica della diocesi di Napoli, fa chiarezza sulla posizione della Chiesa in materia di fine vita, dopo le illazioni uscite ieri su alcuni media. "L’ostinazione irragionevole dei trattamenti, vale a dire sproporzionati, non risponde a criteri di liceità né biomedici né bioetici, oltreché giuridici - spiega l'esperto -. Ma non proseguire nell’ostinazione irragionevole non significa abbandonare il paziente. La Chiesa è da sempre favorevole alla proporzionalità dei trattamenti e all’accompagnamento del malato attraverso le cure palliative e la terapia del dolore, vero antidoto alle richieste di morte". Trattamenti come l’idratazione e la ventilazione assistita: quando è possibile e lecito interromperli? "Anche in questo caso - spiega Romano -  il magistero della Chiesa è molto chiaro; nei suoi pronunciamenti viene costantemente ribadito che il fondamento del ricorso ai trattamenti di sostegno vitale (Tsv) è il criterio della proporzionalità. Essi possono essere sospesi nel momento in cui non corrispondono più alla finalità per la quale potevano essere attuati e laddove, da parte del paziente stesso, si recepisca una sproporzione del trattamento medesimo". Tenendo tuttavia conto che, "per quanto un trattamento possa essere clinicamente appropriato, potrebbe risultare sproporzionato per la persona malata che lo ritenesse troppo gravoso per le circostanze in cui si trova. Occorre insomma - conclude il bioeticista - un bilanciamento nella relazione di cura in cui la fiducia del paziente e la coscienza del medico si incontrano".Giovanna Pasqualin Traversa