Iraq: Baghdad, comunicato finale Sinodo caldeo. “Due popoli, due Stati soluzione migliore a conflitto israelo-palestinese” “L’unità è la nostra forza e la nostra salvezza. Nonostante le ferite, continuiamo ad amare i nostri Paesi e i nostri cittadini, e vorremmo collaborare con loro per diffondere una cultura di convivenza, rispettando le differenze degli altri e consolidando la speranza, all’interno di una società giusta e civile”. Si è chiuso ieri (dal 15 luglio) a Baghdad, il Sinodo della Chiesa caldea, sotto la presidenza del patriarca, card. Louis Raphael card. Sako. I Padri sinodali, si legge nel comunicato finale, hanno inviato una lettera a Papa Francesco, chiedendo la “sua paterna benedizione e le sue preghiere per il bene della Chiesa locale e dell’Iraq”. Dai padri sinodali anche l’apprezzamento e il ringraziamento al primo ministro iracheno, Mohammad Shia al-Sudani, “per la sua iniziativa legale e coraggiosa di confermare il patriarca Sako a capo della Chiesa caldea e responsabile delle proprietà e dotazioni della sua Chiesa patriarcale in Iraq e nel mondo”. Inoltre, il patriarca e i vescovi hanno espresso la speranza che “il governo, insieme ai partiti ufficiali e politici, faccia passi concreti per costruire la pace e la stabilità attraverso l’attuazione del diritto e della giustizia, per ripristinare l’unità nazionale, per rafforzare il concetto di cittadinanza e fornire servizi pubblici adeguati a garantire una vita dignitosa a tutti i cittadini”. Tutto questo “dando priorità agli interessi del popolo iracheno piuttosto che a qualsiasi interesse settario ‘particolare’”. Nel comunicato si fa menzione dell’agonia dei cristiani iracheni, “radicati in questa terra, sofferenti a causa della privazione dei propri diritti, dell’emarginazione, dell’esclusione e dell’acquisizione delle sue proprietà e dei suoi beni, che hanno costretto molti di loro a emigrare alla ricerca di una vita migliore”. Da qui l’esortazione al Governo iracheno “di valorizzare la presenza cristiana, rafforzare la cooperazione per lo sviluppo dell’Iraq. Chiediamo – si legge nel comunicato – che i loro diritti siano pienamente rispettati come cittadini con pari rappresentanza e occupazione, e rifiutiamo la confisca delle loro proprietà attraverso l’‘esclusività’ di qualsiasi partito politico”. Allargando lo sguardo alla regione i vescovi caldei esprimono “profonda preoccupazione per i conflitti internazionali e le guerre che si verificano in Medio Oriente, soprattutto in Terra Santa”, condannano “la violenza in tutte le sue forme” e invitano “la comunità internazionale a proteggere e affermare sempre la pace, decidendo di porre immediatamente fine alla guerra distruttiva. La soluzione migliore per il conflitto israelo-palestinese è quella di creare due Stati vicini che vivano in pace, sicurezza, stabilità e fiducia reciproca”. “Esprimiamo – conclude il comunicato – la nostra fraterna vicinanza ai vescovi dei Paesi vicini. La Chiesa ha bisogno di una nuova visione sul futuro tanto quanto abbiamo bisogno di coraggiosi passi concreti, per stabilizzare i cristiani nella loro terra, preservandone l’identità per valorizzare il loro ruolo e la loro presenza. L’unità è la nostra forza e la nostra salvezza. Nonostante le ferite, continuiamo ad amare i nostri Paesi”.Daniele Rocchi