Panama: gruppi ecclesiali denunciano la violenza di multinazionale mineraria contro la popolazione, “nonostante sentenza della Corte suprema” Organizzazioni e gruppi ecclesiali hanno denunciato le gravi violazioni dei diritti umani subite mercoledì scorsodai residenti delle comunità vicine alla Minera Panama, che si stanno verificando nelle aree della miniera di rame Donoso (Colón), ad opera degli agenti di sicurezza della filiale della multinazionale nazionale canadese First Quatum. Le dichiarazioni sono state rilasciate in un comunicato dalla Pastorale Sociale-Caritas, dalla Commissione Giustizia e Pace Panama, dalla Rete ecologica ecclesiale mesoamerica Panama, dalla Confederazione panamense dei religiosi, dal Coordinatore nazionale della pastorale indigena, dalla Rete Iglesias y Minería Panama e dal centro pastorale Red Vida, che anche in altre occasioni si sono uniti per denunciare questi attacchi contro la popolazione. Nel messaggio, gli organismi ecclesiali si rammaricano del fatto che questi eventi si stiano verificando nonostante una sentenza della Corte Suprema di Giustizia del novembre 2023, che ha dichiarato incostituzionale il contratto firmato tra lo Stato e la compagnia straniera e ha ordinato la chiusura delle operazioni. Nella lettera, denunciano lo sfratto dalle terre in cui vivono gli abitanti, gli atti di discriminazione, il furto di utensili, le molestie, le pressioni, le minacce, i pestaggi, gli insulti, l'incendio delle case e persino la morte di bambini e adulti, a causa della contaminazione dell’acqua nei fiumi e nei serbatoi. La nota, inoltre, esprime la propria condanna rispetto alla notevole restrizione del libero transito ai residenti di queste aree, che vivono da più di 50 anni nella zona. Viene, perciò, chiesta un'indagine esaustiva su questa violazione dei diritti, il rispetto del diritto degli abitanti a muoversi liberamente nei loro territori, lo smantellamento della miniera e la cessazione delle azioni della “polizia mineraria” contro le comunità”. Inoltre, gli esperti avvertono del pericolo ambientale rappresentato oggi dalle oltre 130.000 tonnellate di rame stoccate nel sito.Bruno Desidera