Argentina: commemorazione attentato antisemita a Buenos Aires. Lettera di Papa Francesco, “non ci arrenderemo nella ricerca di giustizia” L'Argentina si è fermata per commemorare le vittime del più grave attentato della storia del Paese, che trent'anni fa, il 18 luglio 1994, causò la morte di 85 persone e il ferimento di 300, per l’esplosione di un furgone-bomba davanti alla sede dell'Asociación mutual israelita argentina (Amia). Un gave gesto criminale rispetto al quale non è mai stata fatta giustizia. Il segretario generale della Conferenza episcopale argentina (Cea), mons. Alberto Bochatey, ha preso parte alla cerimonia ufficiale, mentre la stessa Cea ha scritto sui propri profili social: “La Chiesa aderisce all'atto di commemorazione ed eleva una preghiera a Dio chiedendo ancora una volta pace e giustizia per consolare il dolore delle famiglie delle vittime”. Durante la stessa cerimonia, è stato letto un messaggio inviato da Papa Francesco: “Mentre commemoriamo il 30° anniversario dell'attentato all'Amia – scrive il Papa -, lo facciamo in uno spirito di ricordo e di riflessione. La memoria di coloro che sono morti in quell’oscura tragedia vive nelle nostre preghiere e nel nostro continuo impegno per la giustizia. Per rendere omaggio, di fronte alla tragedia scegliamo il silenzio. La dimensione del silenzio, potente e rivelatrice, si presenta a noi non come un vuoto, ma come una presenza palpabile di coloro che non ci sono più. Nel silenzio sentiamo l'eco di vite stroncate e avvertiamo il peso dell’assenza”. Al tempo stesso, “la memoria può essere la nostra guida. Ci insegna che ricordare non significa solo guardare al passato, ma anche proiettarsi con speranza verso un futuro in cui tali riprovevoli atti di violenza non si ripetano. La memoria ci spinge a tenere a mente gli 85 fratelli e sorelle di quel 18 luglio 1994”. Conclude il Pontefice, già arcivescovo di Buenos Aires: “Oggi, insieme, riaffermiamo che non ci arrenderemo nella nostra ricerca di giustizia. Una giustizia che non cerca vendetta, revanscismo, ma verità e riparazione. Una giustizia che è essenziale non solo per le famiglie colpite, ma per la coesione del tessuto sociale della nazione. Il rispetto per ogni vita umana e per la dignità che essa comporta deve prevalere sull'odio e sulla divisione. Questa è la base su cui costruire il bene comune, non solo per onorare coloro che abbiamo perso, ma per proteggere le generazioni future”.Bruno Desidera