Biden e il vertice Nato: ultima chance per la ricandidatura alla presidenza? Il vertice della Nato iniziato ieri a Washington potrebbe essere l’ultima chance per Joe Biden. I difficili obiettivi della Nato, tuttavia, rischiano di finire in secondo piano rispetto a quanto sta accadendo alla Casa Bianca. L'attuale inquilino della Casa Bianca infatti è certamente nel mezzo di una durissima battaglia politica e personale dopo aver mostrato, a più riprese, segni evidenti di fragilità. Eletto nel 2020 come antidoto alle ostilità e alle menzogne dell'immobiliarista Donald Trump, Biden, a 81 anni, è chiamato in questi giorni a dimostrare di essere ancora all’altezza non solo di governare ma anche di gestire una campagna elettorale che si annuncia impegnativa. Per più di un anno, gli elettori hanno reso indiscutibilmente chiaro nei sondaggi e nelle interviste che nutrono dubbi significativi sulla sua idoneità fisica e mentale, ma Biden e il suo staff continuano a ignorare i timori di chi andrà alle urne e insistono che il presidente sia il migliore democratico in campo per sconfiggere l’ex Donald Trump. Negli ultimi tre giorni con una lettera a deputati e senatori del suo partito, con vari comizi e con il discorso pugnace in apertura del vertice, dove ha ribadito la fedeltà al Patto Atlantico, il presidente sta cercando di recuperare la performance annebbiata del primo dibattito televisivo con il suo sfidante: un disastro. Mercoledì, al coro di analisti, donatori e media che chiedono a Biden di farsi da parte si è unito anche l’attore George Clooney. In un editoriale sul New York Times di mercoledì, pur esprimendo ammirazione per l’uomo e per il politico Biden, ha scritto che “non può vincere la battaglia contro il tempo”. In risposta alle critiche il presidente sta adottando uno dei temi preferiti del politico in difficoltà, e cioè che i sondaggi hanno torto. In realtà Biden potrebbe non sbagliarsi di troppo. Nella sua precedente corsa, infatti, era dato per perdente e riuscì invece a battere Trump; nelle elezioni di Midterm si pronosticava una debacle democratica alla Camera, in realtà i repubblicani hanno guadagnato una maggioranza estremamente risicata. Comunque, anche se i sondaggi fossero sbagliati, permane un enorme scetticismo sulla sua forma fisica. A tal proposito l’ultimo rilevamento commissionato dal Times/Siena ha mostrato che il 74% degli elettori pensa che il presidente sia troppo vecchio per servire il Paese. Per decenni l’America è sembrata incapace di agire per garantire il proprio futuro, a detta però di economisti e politologi questo navigato politico ottantenne ha attuato importanti investimenti in infrastrutture, tecnologia avanzata ed energia verde. Sì, c’è stata un’esplosione di inflazione, mentre l’economia mondiale si riprendeva dagli effetti della pandemia, ma la crescita negli Stati Uniti come ha dichiarato il Fondo monetario internazionale, è stata “notevole rispetto a rispetto ai suoi pari” e ha trascinato quella mondiale, mentre l’inflazione sta diminuendo senza creare una recessione. Malgrado ciò, dal confronto con Trump, Biden è uscito ridicolizzato e ampiamente maltrattato. Ogni suo inciampo verbale o fisico è stato analizzato così accuratamente che, parecchie volte, si è andati anche oltre tralasciando le numerose fuorvianti dichiarazioni, fatte di bugie e bassezze, pronunciate regolarmente da Donald Trump. Lo stesso “tycoon”, anche lui non giovanissimo, se vincesse sarebbe tra l’altro il più anziano a giurare tra i presidenti americani, ragione questa, forse, in base alla quale ha deciso di trascorrere l’ultima settimana in silenzio. Forse ha intuito che attaccare lo sfidante sull’età avrebbe potuto rivelarsi un boomerang anche per sé stesso. Per questo, ha scelto di concentrarsi su temi che accendono gli animi dei suoi elettori, come l’immigrazione e l'inflazione nazionale, ignorando totalmente, o quasi, i temi di politica estera che sarebbero stati al centro del vertice Nato e che potrebbero arrivare sulla scrivania, chiedendo azioni e non annunci roboanti. Nella lettera inviata al partito democratico, lunedì, Biden ha scritto che concentrarsi sulle proprie capacità stava distraendo i democratici dal compito di sconfiggere Trump. Anche questa è una realtà. Lo sfidante repubblicano alla Casa Bianca sarà infatti un candidato pluricondannato per aver infranto la legge in modo da vincere le elezioni del 2016. Quattro anni dopo, dopo il fallimento dei suoi molteplici tentativi di ribaltare i risultati delle elezioni presidenziali del 2020, dopo l’attacco al Congresso per garantirsi di restare al potere, Trump torna promettendo di trasformare la burocrazia federale, e persino il Dipartimento di Giustizia, in armi per colpire i suoi nemici politici. Ha chiarito che si circonderà di persone che sostengono i suoi piani e lavorerà per abolire la green economy e rimpatriare più immigrati possibili, mentre minaccia dazi che potrebbero rivoltarsi contro la stessa economia Usa. Negli ultimi giorni ha preso le distanze da un sovversivo progetto di governo che mira ad eliminare tanti dipartimenti federali e a concentrare il potere nelle sue mani: un progetto è stato stilato da tanti dei suoi ex collaboratori e da persone che lo voteranno. La domanda è sempre la stessa e, se le cose non mutano, è quella che entrerà nelle urne a novembre: riuscirà un presidente in difficoltà se non in declino a sconfiggere un ex presidente incoerente e minaccioso? Gli Stati Uniti scontano una grande crisi di leadership. Le elezioni presidenziali del 2024 non saranno quindi una competizione tra due uomini e nemmeno tra due partiti politici, saranno una battaglia sull’identità di una nazione.Maddalena Maltese, da New York