Sinodo: Instrumentum laboris, "continuare a riflettere sui ministeri per i laici" I vari carismi e ministeri sono espressione di una “corresponsabilità differenziata di tutti per la missione”. È quanto si legge nell’Instrumentum laboris della seconda sessione del Sinodo dei vescovi, in cui si sottolinea che i carismi “sono spesso condivisi e danno origine alle diverse forme della vita consacrata e al pluralismo delle aggregazioni ecclesiali”. “La fecondità dei carismi, come quella dei ministeri, dipende dall’azione di Dio, dalla vocazione che egli rivolge a ciascuno, dalla generosa e sapiente accoglienza dei battezzati, e dal riconoscimento e accompagnamento da parte dell’autorità”, si precisa nel documento: “In nessun modo possono quindi essere interpretati come proprietà di coloro che li ricevono e li esercitano, né destinati a loro esclusivo vantaggio”. Nella Chiesa, si ricorda nel testo, esiste “una varietà di ministeri che possono essere esercitati da qualsiasi battezzato, uomo o donna”: si tratta di “servizi non occasionali, riconosciuti dalla comunità e da chi ha il compito di guidarla”, che “possono essere chiamati ministeri battesimali, per distinguerli dai ministeri ordinati, radicati nel sacramento dell’Ordine”. Ci sono, ad esempio, “uomini e donne che esercitano il ministero del coordinamento di una piccola comunità ecclesiale, il ministero di guida di momenti di preghiera in occasione dei funerali o altro, il ministero straordinario della comunione, o altri servizi, non necessariamente di carattere liturgico”. Gli ordinamenti canonici latino e orientale, inoltre, già prevedono che, in alcuni casi, anche fedeli laici, uomini o donne, possano essere ministri straordinari del battesimo o, nell’ordinamento latino, possono assumere il compito di assistere ai matrimoni. “È utile continuare a riflettere su come affidare questi ministeri ai laici in forma più stabile”, la proposta del testo, in cui si suggerisce di accompagnare questa riflessione con quella “sulla promozione di forme più numerose di ministerialità laicale, anche al di fuori dell’ambito liturgico”. Di alcune questioni teologiche e canonistiche intorno a specifiche forme di ministerialità ecclesiale – in particolare la questione della necessaria partecipazione delle donne alla vita e alla guida della Chiesa – è stato affidato l’approfondimento al Dicastero per la Dottrina della Fede, in dialogo con la Segreteria generale del Sinodo (Gruppo di studio n. 5).M.Michela Nicolais