Giustizia riparativa. Caritas Ancona-Osimo: “Film, gruppi di lettura in carcere, testimonianze per far conoscere questo paradigma” Diffondere i principi della giustizia riparativa sul territorio diocesano di Ancona-Osimo. È stato questo l’obiettivo portato avanti dalla Caritas diocesana, nell’ambito del progetto sperimentale sulla giustizia riparativa promosso da Caritas italiana. “Un paradigma nuovo, poco conosciuto, di cui si parla poco e che si fa ancora fatica ad assumere”, dice al Sir Fabiola Sampaolesi, operatrice della Caritas diocesana di Ancona-Osimo, che ha partecipato al progetto. In diocesi opera l’équipe “Carcere e Giustizia”: sul territorio diocesano, infatti, insistono 2 carceri: “Una casa circondariale a Montacuto, che accoglie 370 detenuti, con il problema del sovraffollamento, dove non ci sono solo detenuti definitivi, ma anche appellanti, ricorrenti, non si fanno programmi di reinserimento perché la maggior parte è costituita da detenuti che nel giro di un paio di mesi possono uscire per benefici, misure alternative – spiega Sampaolesi - e una casa di reclusione, che ospita un massimo di 70/80 detenuti, struttura destinata al reinserimento dei detenuti nell’ultima fase del periodo di reclusione”. In realtà, ci racconta l’operatrice, “la Caritas diocesana si occupa di giustizia riparativa già da qualche anno, sia attraverso incontri formativi sia con l’organizzazione a gennaio 2020 dell’incontro pubblico ‘Giustizia riparativa. L’incontro che risana’. In seguito, due volontari hanno organizzato un gruppo di lettura sul libro ‘Un’altra storia inizia qui’ a cura di Marta Cartabia e Adolfo Ceretti, nella sezione di alta sicurezza della casa circondariale di Montacuto, a cui hanno aderito 12 detenuti”. Poi è partito il progetto sperimentale con Caritas italiana, che si è snodato lungo il 2023. “Abbiamo promosso a tal fine alcune azioni, a partire da una piccola rassegna cinematografica, durante la quale abbiamo presentato alla cittadinanza tre film che hanno toccato il tema del carcere, del reinserimento e della giustizia riparativa. In occasione delle proiezioni abbiamo spiegato alla cittadinanza il progetto sperimentale e che la Caritas di Ancona-Osimo è impegnata nel settore del carcere da diversi anni”. I film proiettati sono stati “Grazie ragazzi” di Riccardo Milani, “I nostri ieri” di Andrea Papini, “Le buone stelle” di Hirokazu Kore’eda. Sono stati organizzati anche incontri pubblici con testimoni che hanno raccontato la loro esperienza di giustizia riparativa. “A febbraio 2023 abbiamo ospitato Irene Sisi e Claudia Francardi, che hanno raccontato la loro storia: il marito di Claudia è stato ucciso nel 2011 dal figlio di Irene, ma le due donne si sono incontrate e hanno iniziato a dialogare. Nel giugno 2023 a Osimo il secondo incontro ha visto la testimonianza di Agnese Moro, Giovanni Ricci e M. Grazia Grena, che ci hanno parlato della loro esperienza: della lotta armata, della riconciliazione tra chi ha partecipato alla lotta armata e chi ha subito il danno, cioè Agnese e Giovanni. Dalla viva voce di chi è stato protagonista di questi fatti la cittadinanza ha potuto capire cos’è veramente la giustizia riparativa. È stato un momento importante, molto bello, partecipato e sentito”. Sono stati previsti, poi, in estate incontri di carattere più giuridico, ma sempre aperti alla cittadinanza, oltre che a studenti della facoltà di Giurisprudenza, avvocati, volontari e operatori. “Per approfondire le novità introdotte dalla cosiddetta riforma Cartabia abbiamo invitato Lina Caraceni, docente di Procedura penale presso l’Università di Macerata, da anni impegnata nella sensibilizzazione sulle tematiche della giustizia e del carcere. Ha spiegato come funziona la giustizia riparativa all’interno della riforma, è stato importante per capire come la giustizia riparativa s’inserisce nella giustizia penale. La giustizia riparativa non si sostituisce, infatti, alla legge nel sistema giuridico penale italiano, ma si affianca”. Ancora, prosegue l’operatrice, “abbiamo organizzato incontri nelle scuole, nello specifico con studenti delle quarte e quinte di 2 licei con indirizzo in Scienze sociali, uno di Ancona e uno di Osimo. Abbiamo spiegato cos’è la giustizia riparativa, i principi, i valori. Questi stessi ragazzi hanno partecipato anche al nostro convegno finale, promosso il 24 novembre 2023 ad Ancona, sulla giustizia riparativa. È stato importante il coinvolgimento dei giovani perché la giustizia riparativa non è solo un paradigma riguardante la giustizia, ma uno stile di vita". Il convegno, intitolato “La giustizia che ripara – La via dell’incontro”, “ha avuto lo scopo di tirare le fila di tutto il nostro lavoro, è stato suddiviso in una parte più teorica e nozionistica e una parte più esperienziale, a cui ha partecipato il direttore dei servizi sociali per i minorenni di Ancona per spiegare che in Italia la giustizia riparativa nasce con i minori, la messa alla prova; Giovanna Terna, avvocato della Caritas di Avellino, dove hanno aperto un centro di giustizia riparativa; un ex detenuto del carcere di Montacuto, che ha partecipato all’esperienza del gruppo di lettura. È intervenuto anche un giovane regista anconetano: infatti, abbiamo lavorato anche su podcast nel quale abbiamo raccontato il nostro progetto attraverso i volontari del carcere, i detenuti di Montacuto, la direttrice del carcere, un funzionario di polizia, insomma tutti quelli che hanno partecipato al progetto sulla giustizia riparativa. Quando il podcast sarà pronto sarà uno strumento di diffusione significativo”. Si è costituito all’interno della casa circondariale di Montacuto uno Sportello informativo sulla giustizia riparativa gestito dalla Cooperativa Lella e, sebbene ciò non fosse stato inserito nel progetto iniziale, “si è compresa la necessità di un’azione comune con la Caritas. È stato perciò organizzato un incontro tra le persone detenute che hanno partecipato al gruppo di lettura, promosso dalla Caritas diocesana, e le operatrici dello Sportello con lo scopo di approfondire i principi della giustizia riparativa e di illustrare le innovazioni introdotte dalla riforma Cartabia”. Nel complesso, evidenzia Sampaolesi, “gli obiettivi iniziali del progetto sono stati in larga parte raggiunti anche se non tutte le azioni sono state realizzate mentre, nel farsi, sono emersi collegamenti con altre attività già presenti nella progettualità di Caritas diocesana e arricchimenti resi possibili da collaborazioni con altri enti e realtà del territorio”. Non sono mancate criticità: “Abbiamo rilevato una scarsa partecipazione degli ordini professionali, in particolare assistenti sociali, avvocati, operatori sociali. Al convegno finale sono intervenuti pochi avvocati ma avendo spesso contatti con molti di loro ci rendiamo conto di una scarsa conoscenza e di un sommario interesse da parte della categoria verso la giustizia riparativa. Registriamo poca partecipazione anche della comunità ecclesiale del territorio diocesano”. Non solo: “C’è difficoltà a creare reti di collegamento con i servizi pubblici del territorio, necessarie per creare collaborazioni al fine di gettare le basi per un tavolo di concertazione sui temi del carcere e della giustizia riparativa”. In positivo, “la Caritas diocesana ha ottenuto visibilità e siamo riconosciuti come un soggetto di sensibilizzazione sul territorio, dagli enti pubblici e dalla comunità nel suo insieme. Questo ruolo ha facilitato la costruzione di percorsi operativi sulla giustizia riparativa organizzati da altre associazioni della Regione all’interno dei due istituti penitenziari con la prospettiva di ideare collaborazioni future”. Buono il rapporto con la scuola, “grazie alla collaborazione di alcuni insegnanti si è creato un clima educativo ispirato ai valori di questo paradigma che speriamo di poter portare avanti e approfondire nel corso dei prossimi anni”. Sampaolesi conclude: “In futuro, ma è un’idea al momento, potremmo pensare a uno sportello per le vittime: nella giustizia riparativa la vittima ha uno spazio privilegiato perché finalmente viene ascoltata”.Gigliola Alfaro