Diocesi: Bari, lettera aperta di mons. Satriano alla città di Bitonto, “Tutto quello che scagliamo verso il cielo ricade su di noi” “Il clima da Far West che negli ultimi giorni si respira tra le strade di Bitonto, esige da parte di tutti, istituzioni civili, religiose e cittadini comuni, una seria riflessione dalla quale nessuno ha il diritto di esimersi”. Comincia così la lettera aperta alla Città di Bitonto dell’arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Giuseppe Satriano, diffusa in seguito ad alcune recenti rapine e agli “spari al cielo” della sera del 2 luglio scorso. Il presule esprime solidarietà alle Istituzioni comunali, alla Forze dell’ordine, “a tutte le donne e gli uomini di buona volontà che quotidianamente si adoperano per una città migliore”, e ribadisce che “la comunità cristiana non vuole arrendersi e consegnare la città alle logiche distruttive della criminalità”. Nel testo mons. Satriano sottolinea che “è legittimo invocare un rafforzamento della sicurezza” ma ricorda anche che “la repressione non è mai una soluzione e può illudere di trovare rimedi facili e veloci per risolvere problemi radicati e complessi, che riguardano il ‘tessuto’ della società. Le soluzioni – spiega mons. Satriano - quando sono ‘a tampone’, non solo non servono a molto, ma col tempo non fanno altro che acuire i problemi. Urge un risveglio delle coscienze che coinvolga la città di Bitonto in una profonda conversione dei cuori di ciascuno e delle strutture di garanzia”. Per l’arcivescovo “tutti abbiamo responsabilità che non possiamo delegare a nessuno. Noi ‘Chiesa’ abbiamo il compito di ripresentare all’uomo smarrito la mano tesa di Dio, unica vera protezione e garanzia di vita. Finché confidiamo solo nelle strutture dell’uomo non possiamo essere liberi dalla paura e dalla cattiveria, rimanendo incapaci di edificare una città veramente nuova”. “Chi ha ‘sparato al cielo’ l’altra sera – si legge nel testo - ci consegna un’immagine eloquente di un umano sprezzante della vita, che ha perso ogni riferimento valoriale al rispetto della dignità dell’uomo e un vuoto esistenziale che denuncia la perdita di Dio. Non dimentichiamo: tutto quello che scagliamo verso il cielo ricade su di noi”. Da qui il monito: “È il momento di rimettere mano alla carità civile, alla prossimità che si vive sull’uscio di casa, alla partecipazione che si esercita abitando con cura e attenzione le strade e le piazze (piazza dell'Orologio sembra essere una delle piazze di spaccio più grosse del territorio). I nostri padri hanno sognato questi luoghi, li hanno progettati e realizzati come spazi dell’incontro, mentre noi abbiamo lasciato che, progressivamente, si trasformassero in arene dell’illegalità. In modo attivo o passivo, siamo tutti coinvolti”. “C’è bisogno di unirsi e adoperarsi per una Bitonto che sia nuova, fatta di persone belle e di ‘pietre’ vive, di luoghi e spazi sottratti alla malavita e restituiti alla cittadinanza, nonché di un impegno corale per recuperare ad una vita dignitosa tutte quelle sacche di marginalità che offrono manodopera a buon mercato alla criminalità. Riappropriamoci – conclude mons. Satriano - di quanto ci appartiene, edificando percorsi ricchi di alleanze educative, prendiamoci cura di noi stessi avendo a cuore il bene comune; torniamo ad un rapporto significativo con Dio per ritrovare il volto del fratello: una Bitonto capace di attestare la sua unica bellezza è possibile”.Daniele Rocchi