Settimana sociale: mons. Trevisi (Trieste), “partecipazione e condivisione” come “trama e ordito” della società “Partecipazione e condivisione”. Queste le parole chiave del saluto di mons. Enrico Trevisi, vescovo di Trieste alla cerimonia di apertura della 50ª edizione delle Settimane sociali dei cattolici in Italia. Nel suo intervento, facendo riferimento alla fantasia dello Spirito Santo (Gv 3,8), il presule ha raccontato il confronto tra il mondo della scuola e l’evento della settimana sociale. “Sono stati alcuni insegnanti – ha esordito – che si sono posti l’interrogativo: come aiutare le nostre classi a lavorare sul tema della Settimana sociale dei cattolici? Certo si può ragionare di partecipazione e di democrazia, ma si può anche sperimentare la partecipazione”. Un interrogativo che vissuto “nella logica della peer education – ha proseguito – gli studenti delle superiori sono andati ad aiutare quelli delle medie e quelli delle medie quelli delle elementari”. Un movimento di pensiero e azione che ha permesso la realizzazione di una “lunghissima tovaglia”. E per realizzarla “si è partiti dalle famiglie, dalle case. Ogni studente doveva scegliere una stoffa significativa della sua famiglia che in qualche modo raccontasse un pezzo di storia, di vita familiare: da un pezzo di una vecchia coperta di quando si era bambini a un pezzo di maglietta di calcio con la quale, accompagnati dal papà si andava a giocare oppure da un pezzo di una tovaglia logora attorno alla quale tante volte si aveva mangiato insieme”. Un’opera collettiva insomma concretizzatasi nella scuola stessa dove ciascuno ha portato e ha “imparato a cucirlo, aiutato dai più grandi”. Mons. Trevisi ha quindi indicato nella scuola l’istituzione capace di “insegnare a creare legami, a tessere legami di storie familiari”. La metafora della tovaglia come strumento di condivisione e partecipazione perché su” questi pezzi di stoffa – ha ribadito mons. Trevisi – ciascuno ha scritto qualcosa: chi il proprio nome, chi uno slogan che riassumesse un qualche aspetto di cosa significhi “partecipare”. Un’opera gigantesca, una tovaglia di 90 metri e larga 180 centimetri, cui hanno collaborato quasi 2.000 ragazzi, sia di scuole di lingua italiana che di lingua slovena. Oltre alla realizzazione della tovaglia, “i ragazzi – ha aggiunto il vescovo – hanno guardato a chi vive in situazioni di disagio e dai loro zainetti hanno estratto pasta, riso, tonno, passata di pomodoro… per i poveri, per quelli che a quella mensa non c’erano. E si sono raccolte ben più di 12 ceste piene. È il miracolo della condivisione. Dalla partecipazione alla condivisione”. La metafora della tovaglia per raccontare un’esperienza di solidarietà che ha coinvolto insegnanti, studenti e famiglie. “Un tessuto – ha sottolineato il presule – è fatto di trama e ordito, cioè da due sistemi di fili. L’insieme di fili longitudinali è chiamato ordito; il sistema di fili orizzontali è chiamato trama. Tuttavia, nella nostra lingua ci sono vocaboli che dicono la contraddizione e l’inganno che possono serpeggiare in una società: ordire e tramare. 'Ordire e tramare un complotto'. Ecco la partecipazione distorta. Vi auguro invece – ha concluso – di saper contribuire a rilanciare l’apporto dei cattolici alla costruzione della società civile e della nostra democrazia”.Amerigo Vecchiarelli