Diocesi: Rossano-Cariati, domani l’arcivescovo Aloise presiederà il rito di vestizione di Giovanni Piccirillo, “un eremita nella città” Un “eremita nella città”. È quello che sarà Giovanni Piccirillo che ha voluto tramutare in eremo l’antica chiesa di San Biagio, nel centro storico di Rossano. Domani, proprio in questa chiesa, alle 19, l’arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Maurizio Aloise, presiederà il rito di vestizione di Giovanni Piccirillo. Giovanni, poco più di quarant’anni, nato in Germania, il papà di Caserta, la mamma di Longobucco (Cs), è un uomo dei nostri tempi: un bel sorriso, due occhi puliti ed accoglienti che fanno trapelare la vivacità della sua vita spirituale. Una vita scandita da ritmi quotidiani della preghiera molto rigidi, ma anche dal lavoro che lo inserisce in pieno nella città bizantina di San Nilo e San Bartolomeo. Dopo gli studi artistici a Caserta si trasferisce prima a Firenze e dopo a Napoli, laureandosi in restauro. Oggi è restauratore specializzato in mosaici ed affreschi, collabora con la Soprintendenza e ha lavorato anche negli scavi di Pompei. Durante il soggiorno a Firenze – informa oggi una nota della diocesi – incontra le “Sentinelle del mattino di Pasqua”, un gruppo di evangelizzazione di strada con il quale riscopre la fede. Prima a Firenze, poi a Roma, con un passaggio a Minturno, è attratto dalla bellezza della liturgia delle Fraternità monastiche di Gerusalemme, una comunità di origine francese, di monaci e di monache, che ha il carisma di vivere e pregare nel cuore delle più grandi città. La Fraternità gli insegna la lectio divina, l’adorazione silenziosa e la contemplazione di Dio che abita la città perché abitata dagli uomini. Dal 2018 è coinvolto in una mostra al Museo diocesano e del Codex di Rossano, istituzione che gli consentirà di dare vita ogni anno all’esperienza del progetto “Un restauro a porte aperte”. Da qualche anno ha chiesto alla diocesi di Rossano-Cariati di accoglierlo come eremita di città, rispondendo così alla chiamata che il Signore ha messo nel suo cuore nel 2005, proprio in un eremo.Raffaele Iaria