Scena muta alla maturità: Affinati, “studenti si assumano responsabilità delle scelte, ma no al voto ‘giudizio’ che premia e punisce, terreno di competizione e rancore” “La scena muta fatta registrare agli orali della maturità da alcune studentesse del liceo classico ‘Foscarini’ del Lido di Venezia, come protesta per le valutazioni negative ricevute negli scritti di greco, ripropone a mio avviso l’annosa questione del voto come giudizio”. Lo dice al Sir lo scrittore e insegnante romano Eraldo Affinati, commentando la scena muta all'orale della maturità di dieci candidate del liceo veneziano, non perché impreparate, ma per protesta contro le numerose insufficienze date dalla commissaria esterna nella versione di greco. La prima a rifiutare di sottoporsi alla prova orale è stata la diciottenne Linda Conchetto, promessa dell'atletica leggera. “Finché il titolo di studio conserverà il suo valore legale – osserva Affinati -, il rischio che la commissione d’esame possa agire in base a una discrezionalità arbitraria, esisterà sempre. I maturandi sono i primi a saperlo: nel momento in cui sono dentro a questo schema valutativo, devono assumersi la responsabilità delle scelte che fanno. Ammesso e non concesso che possa verificarsi una valutazione oggettiva, i margini di manovra sono troppo ampi per impedire possibili abusi e prevaricazioni”. Pur non volendo entrare nel merito del caso in questione, il docente ricorda di sostenere da tempo “la necessità di scaricare di peso il voto che sempre attira tensioni: esalta e redarguisce. Lusinga e strapazza. Premia e punisce. Elogia e mortifica. È il terreno di coltura della competizione, dell’invidia, del rancore, della felicità effimera”. La scuola cui pensa, spiega, è piuttosto "quella che lavora a ingranaggi scoperti: abbiamo di fronte un impegno da assolvere. Partiamo tutti insieme verso questa avventura. Io sto in mezzo a voi. Seguitemi, altrimenti, anche per me, c’è il rischio di perdere la strada. Se non capite, fatemi domande. Uno per uno. Quanto impiegheremo per raggiungere il traguardo? Non lo sappiamo, dipende da noi. Stiliamo un programma: se non riusciremo a realizzarlo entro il tempo prefissato, tanto peggio. Saremo sotto la sufficienza. Bisognerà riprovare di nuovo. Siamo qui per questo”. “Esisterà mai una scuola così? – si chiede infine Affinati -. Forse no, ma se resterà sempre la stessa, episodi come quello del liceo ‘Foscarini’ purtroppo si potranno ripetere”.  Giovanna Pasqualin Traversa