Migranti: Next e francescani, a Parma l'evento “Odissea Contemporanea" con le voci narranti di chi è arrivato in Italia Si è svolta ieri nella chiesa di San Francesco del Prato a Parma la serata promossa da Associazione Next, in collaborazione con la comunità francescana, per raccontare e dialogare sul fenomeno migratorio e le iniziative per favorire i processi di integrazione, che passano dall’incontro con le persone e dal lavoro, vera via per la dignità. L’evento è stato aperto da Renzo Sartori, presidente di Associazione Next, che ne ha delineato la mission, ossia sostenere le persone con un retroterra personale molto diverso per età e provenienza, ma accomunate da una situazione di difficoltà, attraverso lo strumento del lavoro, che è alla base della dignità dell’uomo. “Perché questo avvenga - ha spiegato - è necessario rimuovere gli ostacoli, creando le condizioni per integrarle nel tessuto sociale del territorio, attraverso la sinergia tra profit e no profit". Con il progetto ‘Aula 162’ promosso da Associazione Next e Procter & Gamble Italia, lo scorso anno "abbiamo accompagnato oltre 160 partecipanti che hanno trovato una nuova strada di ripartenza attraverso le 98 opportunità di lavoro individuate grazie alla collaborazione delle aziende del territorio in cerca di manodopera”. La serata è proseguita con la messa in scena di “Odissea contemporanea”: una narrazione immersiva e intensa, interpretata dalle voci narranti di chi, partito dalla propria terra e giunto nel nostro Paese, ha scoperto che il viaggio non era ancora finito, anzi. Tra gli attori Habibou Jabba Oumarou, 23 anni, originario del Camerun, arrivato in Italia, a Lampedusa, dopo un viaggio durato 3 anni, di cui preferisce non parlare. L’incontro con Associazione Next avviene al centro della Caritas dove dorme e, dopo qualche mese in cui è supportato per imparare l’italiano e per risolvere gli adempimenti burocratici legati ai documenti, viene inserito in un’aula di formazione che gli permette di essere assunto presso lo stabilimento produttivo di Parma de La Doria dove ha cominciato a lavorare una settimana fa. “Bisogna non smettere di sperare che le cose prima o poi si sistemino - ha raccontato - ma serve incontrare le persone giuste che ti diano una possibilità, come è successo a me. Ora voglio solo ricostruirmi piano piano una vita qui, anche se il mio sogno rimane quello di tornare in Camerun per aprire un villaggio turistico”. Al termine dell’incontro si è dato il via al dibattito con suor Francesca Barbanera, direttrice generale Vides e Chiara Pazzaglia, presidente delle Acli di Bologna e giornalista, che si sono interrogate su come costruire le basi di un dialogo generativo, basato innanzitutto sul rispetto.  Raffaele Iaria