Funerali Claudio Graziano: Mons. Marcianò, “Un militare ‘stella’, per l’Italia, l’Europa, il mondo” “Claudio avrà vissuto, nell’ultimo tempo, un pianto inconsolabile: ma il pianto di Gesù si confonde con il suo e, ne siamo certi, diventa anche per lui Vita che libera dal sepolcro”. È la chiave che mons. Santo Marcianò, ordinario militare per l’Italia ha dato, questa mattina al funerale, per leggere la morte del generale Claudio Graziano, presidente di Fincantieri, ex Capo di stato maggiore della difesa, trovato senza vita in casa, pochi mesi dopo la perdita della moglie. Una morte - l’ipotesi più probabile è quella del suicidio - che, ha spiegato mons. Marcianò, lascia “attoniti”, nell’angoscia. “Come non pensare alle lacrime che Claudio ha versato, fino alla fine, per la perdita della sua amata Marisa – ha proseguito Marcianò –. Un grande amore sponsale, ferito dal vuoto di non aver avuto figli ma, in un certo senso, reciprocamente generativo: sembravano 'madre e padre' l’uno per l’altra; ed era soprattutto lui ad affidarsi alla cura materna di Marisa, a tratti quasi come un bambino con quella fragilità, che forse alla fine in lui ha prevalso, ma comune a tutte le creature umane: il bisogno di amare e di essere amati”. Il generale Graziano era un uomo “saggio”, ha proseguito mons. Marcianò, “un militare la cui vita è diventata ben presto ‘stella’, non solo per le persone più vicine ma per l’Italia, l’Europa, il mondo”, “protagonista di straordinarie missioni diplomatiche e iniziative di pace” capace di combinare “le strategie di difesa con il necessario supporto umanitario”. L’umanità è l’altro tratto del suo carattere sottolineato dall’ordinario militare per l’Italia che lo ha reso una “guida”. Ma, per gli uomini e le donne delle Istituzioni, “Claudio era un amico”, ha aggiunto, un legame fa emergere il lato bello della missione di servizio alla “cosa pubblica” portata avanti assieme”. “Dandogli l’ultimo saluto – ha concluso mons. Marcianò -, ci impegniamo a vivere la vita in pienezza: nella preziosità del calore familiare; nella fraternità delle relazioni umane; nella fedeltà a un lavoro che è vocazione, nell’instancabile ricerca di Dio che, solo, può accogliere ed estinguere l’umana sete di giustizia, di amore, di pace”.Daniela Verlicchi