Unità dei cristiani: "la questione del primato non è più un problema, ma un'opportunità" “A differenza delle polemiche del passato, la questione del primato non è più vista semplicemente come un problema, ma anche come un'opportunità per una riflessione comune sulla natura della Chiesa e sulla sua missione nel mondo”. È quanto si legge nel Documento di studio "Il vescovo di Roma. Primato e sinodalità nei dialoghi ecumenici e nelle risposte all'enciclica Ut unum sint", del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, in cui si fa notare che “il ministero petrino del vescovo di Roma è intrinseco alla dinamica sinodale, così come l'aspetto comunitario che include l'intero popolo di Dio e la dimensione collegiale del ministero episcopale”. Tra i passi futuri da fare nei dialoghi teologici, il Documento suggerisce la necessità di “una migliore connessione tra i dialoghi – locali e internazionali, ufficiali e non ufficiali, bilaterali e multilaterali, orientali e occidentali – al fine di arricchirsi a vicenda; affrontare insieme primato e sinodalità, che non sono due dimensioni ecclesiali contrapposte, ma piuttosto due realtà che si sostengono a vicenda, un chiarimento del vocabolario; promuovere la ricezione dei risultati dei dialoghi a tutti i livelli, in modo che essi possano diventare un patrimonio comune; interpretare teologicamente le relazioni attuali tra le Chiese, giacché il ‘dialogo della verità’ non dovrebbe incentrarsi soltanto sulle differenze dottrinali del passato” Nel testo, viene data una presentazione schematica delle risposte alla Ut unum sint di Giovanni Paolo II e dei documenti dei dialoghi teologici dedicati alla questione del primato; delle principali questioni teologiche che tradizionalmente mettono in discussione il primato papale e di alcuni progressi significativi della riflessione ecumenica contemporanea; di alcune prospettive per un ministero dell’unità in una Chiesa riunificata; di suggerimenti o richieste pratiche rivolte alla Chiesa cattolica. Per quanto riguarda la vita interna della Chiesa cattolica, la rinnovata prassi del Sinodo dei vescovi o l’enfasi di Papa Francesco sul titolo di “vescovo di Roma”, tra gli altri aspetti di riforma, “sono ecumenicamente significativi”, si legge nel testo: “In un momento in cui i rapporti tra le Chiese si intensificano, sembra più che mai necessario rileggere teologicamente questa vita di relazione, sviluppando una ‘teologia del dialogo dell’amore’ e realizzando così le parole attribuite al Patriarca Atenagora nel 1964: ‘I capi della Chiesa agiscono, i teologi spiegano’”. Tra gli “esempi meritevoli” di tale riflessione teologica, si citano l’incontro dei capi delle Chiese a Bari nel 2018, la visita congiunta a Lesbo di Papa Francesco, del Patriarca ecumenico Bartolomeo e dell’Arcivescovo Ieronymos nel 2016, il riferimento all’insegnamento del Patriarca Bartolomeo nell’enciclica Laudato sì, il ritiro spirituale per i leader del Sud Sudan ospitato da Papa Francesco e dall’Arcivescovo Justin Welby nel 2019, il pellegrinaggio ecumenico di pace in Sud Sudan di Papa Francesco, dell’arcivescovo Justin Welby e del reverendo Iain Greenshields nel 2023, o la veglia ecumenica di preghiera “Together. Raduno del Popolo di Dio” tenutasi in Piazza San Pietro nel 2023, alla vigilia della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.M.Michela Nicolais