Lavoro minorile: Save the children, in Italia stimati 336.000 ragazzi tra i 7 e i 15 anni. Il 43,7% per aiutare la famiglia In Italia si stima che 336 mila minori tra i 7 e i 15 anni abbiano avuto esperienze di lavoro e che 58mila adolescenti tra i 14-15 anni siano stati coinvolti in attività lavorative dannose per i percorsi scolastici e per il benessere psicofisico. Sono i dati di una ricerca di Save the children dedicata al tema della povertà minorile e delle aspirazioni degli adolescenti. La ricerca, dal titolo “Domani (Im)possibili”, effettuata intervistando un campione rappresentativo di giovani tra i 15 e i 16 anni rileva che il 43,7% degli adolescenti tra i 15 e i 16 anni aiuta in vario modo la famiglia ad affrontare le spese e, tra questi, il 18,6% ha svolto e svolge qualche attività lavorativa per non gravare sulla famiglia in difficoltà (uno su due ha meno di 16 anni). In occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile che ricorre domani, 12 giugno, Save the children rilancia l’allarme sul fenomeno di lavoro precoce presente anche in Italia. Le testimonianze sono state raccolte da un gruppo di 25 adolescenti tra i 15 e i 21 anni individuati nell’ambito dei progetti promossi da Save the children e da altre organizzazioni e realizzate con la metodologia della “ricerca tra pari” (peer research) a Palermo, Scalea, Roma e Torino, tramite interviste singole o di gruppo  e video reportage che hanno consentito di raccogliere 40 storie che restituiscono la grande eterogeneità delle situazioni legate al fenomeno. Molti i racconti che parlano di minorenni che combinano la frequenza scolastica con l’attività lavorativa, una scelta motivata in alcuni casi da una necessità economica, in altri dalla concezione del “lavoro come valore” che integra il percorso educativo. La conciliazione di studio e lavoro si rivela però difficile da sostenere per la maggior parte dei ragazzi intervistati. Secondo le stime del rapporto nazionale diffuso dall’Organizzazione sul tema del lavoro minorile, “Non è un gioco”, quasi 1 minore su 15 tra i 7 e i 15 anni, il 6,8% della popolazione totale in questa fascia d’età, svolge o ha svolto una attività lavorativa, una proporzione che sale a 1 minore su 5 se si considerano solo i 14-15enni. Tra questi ultimi, il 27,8% dei casi (circa 58mila adolescenti) riguarda lavori particolarmente dannosi per l’impatto sui percorsi educativi e il benessere psicofisico degli adolescenti coinvolti, essendo svolti in maniera continuativa durante il periodo scolastico, oppure in orari notturni o comunque percepiti da loro stessi come pericolosi. I settori prevalentemente interessati dal fenomeno del lavoro minorile nel nostro Paese sono quelli più tradizionali come la ristorazione (25,9%) e la vendita al dettaglio nei negozi e attività commerciali (16,2%), seguiti dalle attività in campagna (9,1%), in cantiere (7,8%), dalle attività di cura con continuità di fratelli, sorelle o parenti (7,3%)[6], ma non mancano le nuove forme di lavoro online (5,7%), come la realizzazione di contenuti per social o videogiochi, o il reselling di sneakers, smartphone e pods per sigarette elettroniche. Sebbene il 70,1% dei 14-15enni che lavorano o hanno lavorato, lo abbiano fatto in periodi di vacanza o in giorni festivi, il lavoro è faticoso da un punto di vista della frequenza e dell’intensità: quando lavorano, più della metà dei 14-15enni lo fa tutti i giorni o qualche volta a settimana, circa 1 su 2 lavora più di 4 ore al giorno.  Patrizia Caiffa