Papa Francesco: "Tutti dobbiamo impegnarci perché lo Stato di Palestina e lo stato di Israele possano vivere l'uno accanto all'altro" “Tutti dobbiamo lavorare e impegnarci affinché si raggiunga una pace duratura, dove lo Stato di Palestina e lo Stato d’Israele possano vivere l’uno accanto all’altro, abbattendo i muri dell’inimicizia e dell’odio; tutti dobbiamo avere a cuore Gerusalemme, affinché diventi la città dell’incontro fraterno tra cristiani, ebrei e musulmani, tutelata da uno statuto speciale garantito a livello internazionale”. E l’appello del Papa, nel discorso rivolto ai cardinali e agli ambasciatori, compresi i rappresentanti di Israele e Palestina, riuniti oggi nei Giardini vaticani in occasione del decennale dell'invocazione per la Pace in Terra Santa avvenuta in questo stesso luogo con i presidenti dei due Stati, per iniziativa di Papa Francesco. “Oggi siamo qui per invocare la pace”, ha detto il Papa ai cardinali e agli ambasciatori presenti. “La chiediamo a Dio come dono della sua misericordia”, ha proseguito: “La pace, infatti, non si fa soltanto sugli accordi di carta o sui tavoli dei compromessi umani e politici. Essa nasce da cuori trasformati, sorge quando ciascuno di noi viene raggiunto e toccato dall’amore di Dio, che scioglie i nostri egoismi, frantuma i nostri pregiudizi e ci dona il gusto e la gioia dell’amicizia, della fraternità, della solidarietà reciproca”. “Non ci può essere pace se prima non lasciamo che Dio stesso disarmi il nostro cuore, per renderlo ospitale, compassionevole e misericordioso”, “e questi sono gli attributi di Dio: la vicinanza ospitale, la compassione e la misericordia", ha aggiunto a braccio: "Dio è vicino, compassionevole e misericordioso”. “E allora questa sera vogliamo rinnovare la nostra preghiera, vogliamo ancora innalzare a Dio la nostra supplica per la pace, come dieci anni fa", ha proseguito: "Vogliamo chiedere al Signore di far crescere ancora l’ulivo che quel giorno abbiamo piantato: è già diventato forte e rigoglioso, perché è stato riparato dai venti ed è stato annaffiato con cura. Allo stesso modo, dobbiamo chiedere a Dio che la pace possa germogliare nel cuore di ogni uomo, in ogni popolo e nazione, in ogni lembo di terra, al riparo dai venti di guerra e innaffiato da coloro che ogni giorno si impegnano a vivere nella fraternità”. “Non smettiamo di sognare la pace, che ci regala la gioia inattesa di sentirci parte di un’unica famiglia umana”, l’invito finale: "Questa gioia l’ho vista qualche giorno fa a Verona, sul volto di quei due papà, un israeliano e un palestinese, che si sono abbracciati davanti a tutti. Di questo hanno bisogno Israele e Palestina: di un abbraccio di pace!".M.Michela Nicolais