Giustizia riparativa. Molteni (Caritas), “non è la mediazione che si usa in campo civile, ma è la costruzione di nuove forme di relazione” “La competenza nella gestione del conflitto non è degli esperti ma, giocata in maniera diversa, da tutte le persone che partecipano alla risoluzione del conflitto. L’importante è che l’errore venga riconosciuto, per affrontarlo in maniera diversa”. Lo ha detto Andrea Molteni, sociologo della Caritas ambrosiana, a proposito della giustizia riparativa, durante il convegno dedicato al tema promosso dalla stessa Caritas italiana, in corso a Roma. L’esperto ha riportato l’esperienza del progetto che la Caritas ha condotto a seguito dell’applicazione della riforma Cartabia che regola la giustizia riparativa. “Non bisogna cadere – ha ricordato Molteni – nella trappola della delega riparativa da parte di un sapere esperto. La riparazione non è un effetto degli esperti, è bensì l’effetto di un processo fra persone e comunità; non è l’ennesima espropriazione del conflitto rispetto alla persona che l’ha vissuto o alla comunità; la giustizia riparativa non è la mediazione che si usa in campo civile, è invece la costruzione di nuove forme di relazione”. Sulla risposta da parte delle diverse comunità, Molteni ha rappresentato che “non sempre nelle parrocchie si è trovata accoglienza alla proposta dei progetti”. “La comunità su cui si lavora – ha spiegato – è territoriale, ossia vive dentro dei confini definiti, oppure è una comunità di relazioni perché le persone sono legate da scopi o dall’obbligo di ricambiare un dono. Le comunità non sono solo un paradiso perché possono essere identitarie e espulsive verso le persone straniere o le persone che commettono reati. Non è un idillio e va capito come si usa il termine ‘comunità”. Gramolini Elisabetta