Fame: Onu, la carestia incombe a Gaza. A rischio Sudan, Haiti, Mali e Sud Sudan L’insicurezza alimentare acuta è destinata ad aumentare in ampiezza e gravità in 18 “punti caldi” della fame, secondo un nuovo rapporto di allerta precoce delle Nazioni Unite pubblicato oggi. Il rapporto sottolinea l’urgente bisogno di assistenza per prevenire la carestia a Gaza e in Sudan, e l’ulteriore peggioramento della devastante crisi alimentare ad Haiti, in Mali e in Sud Sudan. Il rapporto, inoltre, mette in guardia contro l’impatto persistente di El Niño e l’incombente minaccia di La Niña che rischia di portare ulteriori estremi climatici che potrebbero sconvolgere vite e mezzi di sussistenza. Secondo il report il 2023 segnerà probabilmente il primo anno dal 2010 in cui i finanziamenti umanitari sono diminuiti rispetto all’anno precedente, anche se ha visto il secondo livello di finanziamento più alto mai registrato per l’assistenza umanitaria. Il rapporto “Hunger Hotspots – Fao-Wfp early warnings on acute food insecurity” (“I punti caldi della fame, allerte precoci Fao-Wfp sull’insicurezza alimentare acuta”), chiede “un’azione umanitaria urgente per salvare vite umane e i mezzi di sussistenza e prevenire la fame e la morte in 18 punti caldi – che comprendono un totale di 17 Paesi e un gruppo regionale di quattro Paesi (Malawi, Mozambico, Zambia e Zimbabwe colpiti dalla siccità) – dove è forte il rischio che la fame acuta peggiorerà nel periodo giugno-ottobre 2024. I punti caldi a maggior rischio di deterioramento”. Si prevede che il conflitto in corso in Palestina “aggravi ulteriormente i livelli già catastrofici di fame acuta, con fame e morte già in atto, insieme al bilancio senza precedenti di vittime, alla distruzione diffusa e allo sfollamento di quasi tutta la popolazione della Striscia di Gaza”. A metà marzo 2024, si prevedeva che la carestia sarebbe arrivata entro la fine di maggio nei due governatorati settentrionali della Striscia di Gaza, a meno che le ostilità non fossero finite, non fosse stato garantito il pieno accesso alle agenzie umanitarie e non fossero stati ripristinati i servizi essenziali. Si prevede che oltre un milione di persone – metà della popolazione di Gaza – dovranno affrontare la morte e la fame (Fase 5 dell’Ipc) entro la metà di luglio. Il rapporto mette in guardia anche dalle ramificazioni regionali più ampie della crisi, che rischiano di esacerbare i già elevati bisogni di sicurezza alimentare in Libano e in Siria. Conflitti e sfollamenti continuano a un ritmo e una portata allarmanti anche in Sudan, mentre incombe la stagione di magra. Ad Haiti, Paese nella morsa di una prolungata crisi economica, la violenza legata a gruppi armati non statali ha perturbato le forniture alimentari e costretto oltre 362.000 persone a fuggire dalle proprie case e ad abbandonare i propri mezzi di sussistenza, compresi i terreni agricoli. Il rapporto avverte che “i livelli critici di insicurezza alimentare e malnutrizione rischiano di peggiorare ulteriormente, con il rischio che riemergano condizioni catastrofiche, soprattutto nelle aree in cui l’accesso umanitario è limitato a causa della violenza delle bande”. In Mali è probabile che i livelli già critici e catastrofici di insicurezza alimentare acuta aumentino ulteriormente, a causa principalmente di un’intensificazione del conflitto e aggravati dal ritiro completo della Missione di stabilizzazione integrata multidimensionale delle Nazioni Unite in Mali. In Sud Sudan, si prevede che il numero di persone che rischiano la fame e la morte quasi raddoppierà tra aprile e luglio 2024, rispetto allo stesso periodo del 2023. Le scarse scorte alimentari interne e il forte deprezzamento della valuta stanno facendo salire i prezzi dei prodotti alimentari, aggravati da probabili inondazioni e ondate ricorrenti di conflitti subnazionali. Un previsto ulteriore aumento dei rimpatriati e dei rifugiati dal Sudan potrebbe aumentare l’insicurezza alimentare acuta sia tra i nuovi arrivati che tra le comunità ospitanti.Patrizia Caiffa