Diocesi: mons. Rega (San Marco Argentano-Scalea), “nel mio cuore sperimento tanta gioia quando sento parlare bene dei miei sacerdoti” La Giornata mondiale di preghiera per la santificazione sacerdotale che si celebra venerdì 7 giugno, è l’occasione “propizia” per riflettere sul “sacerdozio ministeriale” e per “ringraziare insieme il Signore per la grazia ricevuta con l’imposizione delle mani nel giorno della nostra ordinazione, riconoscendo che ciò che siamo lo si deve non per i nostri meriti, ma per l’abbondanza della sua misericordia”. È quanto scrive in una lettera ai sacerdoti il vescovo di San Marco Argentano-Scalea, mons. Stefano Rega invitando anche i fedeli a “pregare per i nostri sacerdoti, di essere loro vicini partecipando alla vita delle nostre comunità e chiedere sempre il dono di nuovi operai nella vigna del Signore”. “Posso dare testimonianza – scrive il presule – visitando i luoghi del vostro servizio, della concretezza e dell’affabilità del vostro ministero, portato avanti con passione, zelo, cura, abnegazione, coraggio e determinazione”. E l’invito ad essere “uniti dalla vocazione sacerdotale che ci rende famiglia” perché il presbiterio è il “luogo dove possiamo rinnovare la nostra comunione, è palestra di umanità, casa di ospitalità, luogo di fraternità e di condivisione, uniti a Cristo nel servizio che rendiamo a Dio e alla sua Chiesa”. “Nel mio cuore – scrive ancora mons. Rega – sperimento tanta gioia quando sento parlare bene dei miei sacerdoti, attorniati dalla cura di persone che ancora conservano rispetto e piena fiducia nei presbiteri” e l’esortazione a “rinnovare sempre di più con vitalità evangelica la vicinanza al Popolo di Dio, accogliendo – come ci ricorda il Papa – ‘le sue fatiche e le sue gioie, i suoi bisogni e le sue ricchezze’”. Per mons. Rega prodigarsi per la missione è il “compito principale che vogliamo portare avanti in questo tempo segnato dalla disaffezione ai valori cristiani e da un indifferentismo sempre più pronunciato circa la fede cristiana”. Tanti sacerdoti dedicano ai giovani “gran parte del loro tempo, spendono le loro energie e le risorse, prodigandosi in una pastorale di cura, pervasa dall’impegno educativo che miri ad accompagnare, custodire e plasmare le coscienze per una sana e matura crescita della persona. Sovente l’impegno profuso non si adegua ai risultati e agli obiettivi preposti, siamo consapevoli di avere una sola pecora nel recinto, mentre le altre novantanove sono fuori e attendono di essere incontrate, accolte, ascoltate, e ricondotte all’ovile: ciò non diventi causa di resa e di abbandono, ma di stimolo per rilanciare il nostro apostolato”.Raffaele Iaria