Funerali tre finanzieri: mons. Marcianò (Omi), "la loro morte non ha un perché ma la loro vita ha avuto un ‘per chi’” “La domanda sul dolore e sulla morte diventa la domanda sulla vita. È difficile trovare una risposta e non ci sono parole. Ma se una parola si può dire, se qualcosa può aiutarci a rispondere a questa domanda è proprio la vita di Alessandro, Luca e Simone, giovani straordinari, solari, innamorati della vita e della loro professione. Ciascuno, una vita diversa, una storia diversa, una personalità diversa; ma tutti uniti da un servizio svolto in modo ammirevole, dedito, che ha permeato d’amore l’intera l’esistenza”: con queste parole l’arcivescovo ordinario militare per l’Italia, mons. Santo Marcianò, ha ricordato i militari della Guardia di Finanza (GdF), Luca Piani, Simone Giacomelli e Alessandro Pozzi, deceduti il 29 maggio durante un'esercitazione di servizio in Val di Mello, in Val Masino (Sondrio). Concelebrando oggi i funerali, presieduti dal vescovo di Como, card. Oscar Cantoni, nella chiesa parrocchiale dei Santi Gervasio e Protasio, a Bormio, davanti al ministro Giancarlo Giorgetti, in rappresentanza del Governo, e alle autorità militari, l’arcivescovo castrense ha ricordato come i tre finanzieri siano morti “mentre si esercitavano per prepararsi a salvare le vite di altri. Ogni gesto di amore, di protezione, ogni salvataggio che questi giovani finanzieri hanno effettuato, ogni esercitazione, ogni sacrificio, così come ogni gesto di tenerezza in famiglia, di affetto con gli amici, di condivisione con i colleghi, acquista un valore enorme, di cui forse essi stessi non si sono resi totalmente conto. Addirittura un amore restituito a Dio”. “La loro morte – ha aggiunto mons. Marcianò - non ha un perché, è vero, ma la loro vita ha avuto non solo un perché, ha avuto un ‘per chi’”. Da qui il ringraziamento ai familiari dei tre finanzieri “per l’amore ricevuto da ciascuno di voi. Ci inchiniamo in silenzio dinanzi al vostro dolore, come ci inchiniamo con rispetto e vera gratitudine dinanzi al loro grande sacrificio. Un sacrificio – ha concluso - in cui la Guardia di Finanza ritrova, proprio nel suo 250° anniversario, il senso profondo del proprio esistere a servizio della vita e della gente, della giustizia e della sicurezza. Un sacrificio che parla al nostro Paese e ai suoi responsabili, sfidati sempre a ricentrare ogni decisione sul servizio al bene comune, alla giustizia e all’infinita dignità di ogni persona”.Daniele Rocchi