Giornata mondiale dei bambini: Corrado, "tradurre in realtà un sogno" “La metafora del cantiere condensa il senso del processo educativo: tradurre in realtà un sogno”. Lo scrive Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per le comunicazioni sociali, nella presentazione dell’e-book, dal titolo "Come è bello stare insieme", predisposto in  preparazione della prima Giornata mondiale dei bambini, in programma il 25 e 26 maggio. “In quest’ottica – spiega Corrado -  anche le iniziative ecclesiali acquistano un significato altro: non eventi, ma tasselli di un mosaico antropologico chiaro. L’architettura risponde all’umanità di ogni persona e si plasma, di giorno in giorno, con l’attrezzatura educativa”. “C’è un filo rosso, che lega la Giornata mondiale dei bambini a un’attenzione costante verso le nuove generazioni”, sostiene Corrado, commentando il Messaggio del Papa per l’evento con cui si apre l’e-book, realizzato dal Cremit (Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Innovazione e alla Tecnologia) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con l’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Cei. “Sostenere quei piccoli passi che generano cambiamenti, costruendo futuro, a partire dai bambini”, lo scopo dell’iniziativa, che contiene dieci schede pensate per gli oratori, le scuole e le famiglie. “Una proposta che vuole valorizzare la forza dell’impegno educativo”, la definisce Corrado: “Con una carica comunicativa. È impossibile, infatti, scindere comunicazione ed educazione. Tale sottolineatura aiuta a comprendere meglio l’importanza di delineare un orizzonte che consideri l’integralità di ogni singola scelta. La moltiplicazione di strumenti e di possibilità mediatiche richiede un surplus d’impegno per non lasciare che l’evoluzione continua prenda il sopravvento sulla conoscenza e sulla formazione”. In questo senso, conclude il direttore dell’Ufficio Cei, “tornare a parlare di alleanza fra i diversi soggetti che hanno a cuore il futuro dei bambini non è un discorso demodé ma un imperativo categorico. Si tratta del nostro futuro!”.M.Michela Nicolais