Un tempo per riflettere Mentre risuonano ancora gli echi delle elezioni in Abruzzo, l’attenzione delle forze politiche è rivolta alle prossime elezioni regionali in Basilicata (21 e 22 aprile) e alle europee di giugno. È come se le elezioni costituissero la prima preoccupazione per le forze politiche. Da quelle amministrative, che interessano poco più di 500 mila persone, a quelle politiche o europee, dove sono chiamati alle urne milioni di elettori, ogni elezione è vissuta con la stessa intensità. A tale rituale non si sottrae nessun leader, Premier compresa, che partecipa alle varie manifestazioni con uno stile a dir poco inopportuno, combattivo, divisivo e poco istituzionale, tale da far esclamare ad una nota comica: 'Il cabaret, amici, lasciatelo fare a noi”.Che, poi, di elezione in elezione, si riduca l’affluenza alle urne o che si faccia sempre più fatica a trovare candidati preparati e motivati, è un aspetto del tutto irrilevante per la nostra classe politica. Con l’aggravante che le elezioni stesse, da momento esaltante della vita democratica, rischiano di diventare elemento di distrazione sia per l’opposizione che per le forze di maggioranza. Nessun governo può pensare di affrontare seriamente i problemi interni e internazionali del Paese sotto il condizionamento permanente delle prove elettorali. Anche perché tali competizioni eludono i problemi reali, mentre incentivano le politiche clientelari.I bonus di cui è ricca la storia d’Italia, ma anche le sanatorie e i condoni fiscali dichiarati e camuffati, nonché le varie regalie,oggi come ieri, spuntano come i funghi proprio in vista delle elezioni. L’esercizio dell’attività politica richiede onestà d’intenti, capacità di valutazione e di scelta, tutte qualità che mal si conciliano con gli interessi di partito.“Suscita preoccupazione la tenuta del sistema Paese” ha affermato il Cardinale Zuppi al Consiglio permanente della CEI. A fronte di tanti provvedimenti apprezzabili promossi dalla Meloni e di cui abbiamo parlato in altre occasioni - su tutti l’avere valorizzato l’eredità ricevuta dal governo Draghi- ce sono tanti che richiedono un serio ripensamento, nell’interesse esclusivo del Paese. Ci sono questioni, considerate irrinunciabili, che dovrebbero essere sottratte alla discrezionalità di qualsiasi governo. A partire dalla giustizia fiscale – “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva” (art. 53 Costituzione) – a continuare coi servizi essenziali per la persona – sanità, previdenza e sicurezza sociale – a finire col valore dell’unità del Paese e l’equilibrio dei poteri istituzionali. Questi ambiti non possono essere trattati a colpi di maggioranza. Nessun governo e per di più uno guidato da una leader che evoca continuamente Patria e Nazione, può assecondare un disegno che sacrifica l’unità del Paese – l’autonomia differenziata –e che gran parte dei cittadini e lo stesso partito della Premier non gradiscono.Il tutto per assecondare un partito, la Lega che, peraltro, continua a perdere consensi. La Cesi (Conferenza Episcopale siciliana),nell’ultima sessione,ha individuato proprio nel disegno di legge sull’autonomia“preoccupanti spinte secessioniste istituzionalizzate”. Se lo Stato ha fallito finora nel meridione, sostengono i prelati siciliani, molto lo si deve al fatto che sono mancate due pre-condizioni: la carenza di opere pubbliche e il clima culturale e legalitario di riferimento. “Saper unire, non dividere. È sempre da qui – concludono i Vescovi - che parte la rinascita di un Paese intero”. Ancora più pericoloso il disegno sul premierato che si prefigge di ampliare i poteri del capo di governo eletto dal popolo, con l’effetto di ridimensionare il ruolo di garanzia del presidente della Repubblica. Sono proprio i recenti illuminati interventi di Mattarella sulle più rilevanti questioni di attualità a rendere ancora più inopportuna tale riforma che, in mancanza di una figura “super partes”, aumenta il potere del premier fino a farlo diventare strapotere. Avere ricevuto dagli elettori il mandato di governare, come spesso ripete la Meloni, non abilita a prendere qualsiasi decisione. Un po' di umiltà e di saggezza gioverebbero anche alla Premier. E, sicuramente, renderebbero “giustizia” al popolo.Pino Malandrino