Don Giovanni, un prete amico Un amico prete o un prete amico? Potrebbe sembrare una distinzione forse capziosa, ma volendo porre una distinzione mi verrebbe da dire, per un’esperienza vissuta, che privilegerei la seconda definizione: un prete amico. Non esiste alcun obbligo perché una conoscenza si trasformi in amicizia. Alcuni incontri nascono per invito, perché consigliati, talvolta sono addirittura casuali. Quando poi la frequentazione si prolunga positivamente nel tempo, questa si modifica nei suoi connotati fino a diventare, reciprocamente, quasi una esigenza, un bisogno di confronto. Credo sia stata questa l’esperienza che non pochi, allora giovani, vivemmo quando negli incontri di via Sant’Antonio a Milano e presso il Seminario di Saronno, ci si trovava con un gruppo di sacerdoti per ripensare e forse rifondare, in momenti e situazioni ecclesiali molto delicate, il settore giovani di Azione Cattolica. Nel gruppetto dei preti (voluto dal Cardinal Colombo) insieme a don Erminio Descalzi, ad Antonio Barone c’era don Giovanni Giudici. Don Giovanni era responsabile del settore giovani. Per noi cominciò ad essere un educatore e un pastore insostituibile, che nei rapporti instauratesi, sapeva coniugare autorevolezza e condivisione sempre nel rispetto della libertà di coscienza: erano e sono le radici dell’amicizia. Grazie alla sua singolare e contagiosa umanità e alla sua apertura ai tempi nuovi, che sempre lo ha caratterizzato, egli si fece compagno di strada di noi, generazione inquieta e in ricerca (LP. 2009, “In Cristo siamo il tempio del Dio vivente”, pag .29). Ci accompagnava con rispetto, con umiltà e privo di ogni clericalismo esortativo, senza farci mancare l’aiuto ad un più profondo discernimento, pur non temendo di esprimere delicatamente il suo dissenso o il suo diverso punto di vista . Quando arriva a Pavia, anche dopo una esperienza come parroco nella chiesa di Sant’Anna ( sempre presente nei suoi ricordi), la sua attività pastorale trova certamente riscontro nelle sue lettere pastorali e nelle lettere pasquali che vedono, in un dialogo familiare e amichevole, una solida e comprensibile riflessione tra l’esperienza della vita, quotidiana e ordinaria, nelle sue difficoltà, l’invito a rivolgersi alla Parola: la via semplice per poter sperimentare con gli occhi del cuore : “Accogliamo il Signore siamo la sua famiglia”, 2005. Così pure la riflessione sul laicato accompagna ogni passaggio dei suoi pensieri pastorali: “un laico ci aiuta ad entrare nella realtà della Chiesa attraverso la sua esperienza (lettera 2006)”; “sono persuaso che sia da approfondire la conoscenza della vocazione e della responsabilità dei laici nella Chiesa e nel mondo”. Dopo la visita di Benedetto XVI che con la sua bellezza tanto segnò la vita diocesana, il magistero fu ripreso quando dallo stesso Papa fu proposto di celebrare “un anno dedicato alla fede” (“la Porta della Fede”); allora il vescovo Giovanni ebbe a dire: “lasciamoci guidare da lui per accogliere le sue indicazioni e per viverle nella concretezza della nostra situazione” (lettera 2012). Un tema, quello del laicato, costante nei suoi richiami: “un progresso nella ricezione del Concilio e nella percezione del laicato è avvenuto nell’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II ‘Christifideles laici’ la quale è stata scritta dopo un Sinodo dei Vescovi dedicato a questo tema”. Certamente nel suo periodo pavese la riapertura della Cattedrale e la riscoperta del significato ecclesiale ha avuto un ruolo centrale, e per questo varrebbe la pena di rileggere la lettera “Testimoni e Annunciatori”. Desiderò poi incontrare periodicamente un gruppo di laici di varia estrazione culturale per approfondire e discutere un libro scelto insieme. E’ poi significativo come con entusiasmo accettò la proposta della “lettura senza sosta della Bibbia “. Fu così che incontrammo chi la realizzò a Mantova per la prima volta e insieme a don Giovanni Nicolini studiammo i dettagli per la sua realizzazione. La stessa iniziativa chiese che si ripetesse quando lasciò la Diocesi. Una esperienza che fu ripresa successivamente a Bologna, MIlano e tra poco ad Arezzo. Particolarmente significativo l’invito che fece nel 2006 al Cardinal Henri Teissier, allora arcivescovo di Algeri, sul tema “Coscienza Cristiana e Legge Musulmana”, incontro realizzatosi nell’ Aula Magna dell’Università. Questo incontro fu praticamente il primo della cosiddetta “Tavola del Dialogo” che poi ci accompagnò per molti anni. Furono anni ricchi di confronti dove nessuno per le proprie idee e cultura fu escluso e dove il mondo accademico fu protagonista. Presidente di Pax Christi (2009-14) in quel ruolo fu il primo Vescovo italiano a visitare l’Iraq dove conobbe l’attuale Patriarca della Chiesa caldea Louis Raphael Card. Sako. Le amicizie nate a Pavia, e non solo, continuarono quando si ritirò a Varese nella parrocchia della Brunella dove quotidianamente condivideva, fin che la salute glielo consentì, la mensa con i poveri senza far mancare anche una condivisione del nutrimento dato dalla Parola di Dio. Scriveva il Card. Martini: “I santi del cielo sono più vicini a noi di quanto ci sono vicini sulla terra coloro che amiamo; essi ci conoscono più profondamente e ci amano più fortemente di quanto non ci abbiano conosciuto e amato sulla terra. I santi sono molto più presenti a noi, molto più capaci di operare e di intercedere per noi, di quanto lo erano sulla terra; sono perciò davvero i nostri grandi amici sempre pronti conversare con noi”. Certo, don Giovanni, la conversazione continuerà.Roberto Dionigi