Intelligenza artificiale, scelte etiche e speranza

Il ruolo dell’etica nel guidare lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale è uno dei temi affrontati nel documento “Antiqua et nova”, la “Nota sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana” diffusa martedì dal Dicastero per la Dottrina della Fede e da quello per la Cultura e l’Educazione

(Foto ANSA/SIR)

“Il pericolo non si trova nella moltiplicazione delle macchine, ma nel numero sempre crescente di uomini abituati, fin dall’infanzia, a non desiderare altro che ciò che le macchine possono dare”. Lo scriveva lo scrittore francese Georges Bernanos nel 1944. Sono passati 80 anni, ma il concetto è sempre di attualità. La frase è citata nel documento “Antiqua et nova”, la “Nota sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana” diffusa martedì dal Dicastero per la Dottrina della Fede e da quello per la Cultura e l’Educazione. In riferimento ai limiti dell’intelligenza artificiale, si osserva, tra l’altro, che essa “non può attualmente replicare il discernimento morale”.
Proprio il ruolo dell’etica nel guidare lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale è uno dei temi affrontati. Un esempio citato riguarda le armi autonome e letali “in grado di identificare e colpire obiettivi senza intervento umano diretto”, giudicate “grave motivo di preoccupazione etica”. Perché “è breve lo scarto tra macchine in grado di uccidere con precisione in modo autonomo e altre capaci di distruzione di massa”.
Minacciati dalle macchine? No, dall’uomo, che utilizza gli strumenti tecnologici. La Nota si conclude però all’insegna della speranza: “Nella prospettiva della sapienza, i credenti saranno in grado di operare come agenti responsabili capaci di usare questa tecnologia per promuovere una visione autentica della persona umana e della società”. Che sia davvero così.

(*) direttore de “La Vita Casalese”

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