Una diocesi “in salute” quella che è apparsa agli occhi del vescovo Giampaolo domenica scorsa per l’apertura dell’Anno santo in una cattedrale così affollata da farlo gioire intimamente, com’egli stesso ha confessato alla fine del rito, dando gli avvisi “come un parroco”, esclamando: “Mai vista una cattedrale così piena!”. Una diocesi “in salute”, ma, come tutte le altre Chiese locali e come la Chiesa universale, sempre “bisognosa di conversione”. E’ infatti questa una delle finalità dell’anno giubilare aperto ufficialmente da papa Francesco la notte di Natale; e il vescovo stesso ha colto quest’intenzione nei presenti: camminare insieme nella conversione della mente, del cuore e della vita alla luce della Parola, sulla cui “roccia” intende fondarsi quest’anno pastorale, segnato anche simbolicamente dal pesbiterio rinnovato della chiesa-madre, dove sono stai collocati e benedetti, proprio in apertura diocesana del Giubileo, un nuovo ambone, da cui proclamarla solennemente, e una nuova cattedra vescovile, da cui il pastore esercita il ministero magisteriale a sua volta fondato su di essa. Altri due simboli importanti segneranno nel principale tempio chioggiotto quest’Anno santo “ordinario” 2025, che sacerdoti e fedeli sono chiamati a vivere anche attraverso il pellegrinaggio delle comunità cristiane sinodali o dei vicariati, rivivendo quello semplice ma intenso che ha preceduto, domenica 29 dicembre, l’ingresso in cattedrale dopo il momento di preghiera nella basilica mariana cittadina: il Battistero, da cui l’assemblea è stata aspersa all’ingresso con l’acqua benedetta e al cui lato si erge un “roll up” (espositore verticale arrotolabile…) che ne illustra il significato artistico-teologico delle icone marmoree raffiguranti le virtù teologali da esprimere nella vita quotidiana; la Croce giottesca che, a sua volta, è stata eretta a lato dell’altare maggiore come costante richiamo nei secoli al Cristo morto e risorto che dona la sua vita per la vita del mondo. E’ una speranza in un certo senso “crocifissa” – ha ricordato il vescovo riferendosi allo slogan giubilare “Spes non confundit”, visto alla luce delle drammatiche circostanze attuali – quella che ci sembra di poter vivere oggi; ma, appunto, anche una speranza “risorta” guardando al Risorto, che illumina anche questo nostro tempo, e al compimento della vita eterna accanto a lui nella gloria. Il “Giubileo”, come dice anche il termine, è soprattutto una festa di gioia – ha ribadito il vescovo -, la gioia che viene dalla riconciliazione con Dio e con i fratelli, a partire dai legami più vicini, in famiglia, in comunità, nella vita sociale, politica e culturale. Di questa intima gioia e di questa grande speranza vogliamo essere portatori, senza scoraggiarci se qualche porta appare chiusa, confidando che essa potrà aprirsi con la grazia del Signore in modo che tutti possiamo passare per la “Porta” della salvezza che è Cristo Gesù, accompagnati dalla materna protezione di Maria, che già ai nostri padri – spesso il vescovo lo ricorda – sollecitò la necessità di conversione e riconciliazione, apparendo sul lido di Sottomarina. Rivestendo – o ripulendo – l’alba bianca ricevuta nel giorno del nostro Battesimo non resteremo delusi, non ci vergogneremo mai della nostra fede e della nostra testimonianza; ma sapremo vincere le facili e ingannevoli illusioni, diffondendo la vera speranza che non tramonta.
Riconciliazione e speranza
Una diocesi "in salute" quella che è apparsa agli occhi del vescovo Giampaolo domenica scorsa per l'apertura dell'Anno santo in una cattedrale così affollata da farlo gioire intimamente, com'egli stesso ha confessato alla fine del rito, dando gli avvisi "come un parroco", esclamando: "Mai vista una cattedrale così piena!". Una diocesi "in salute", ma, come tutte le altre Chiese locali e come la Chiesa universale, sempre "bisognosa di conversione".