Addio a Grazia Ruotolo, nipote di don Dolindo

Una donna dalla fede viva, che ha speso l’intera esistenza e le sue risorse, nella diffusione della conoscenza e della devozione del padre della Coroncina e della Novena dell’Abbandono

(Foto Edizioni Ares)

In punta di piedi, se n’è andata ieri a mezzogiorno – l’ora della Madonna – Grazia Ruotolo, la nipote di don Dolindo, il grande mistico napoletano, morto il 19 novembre 1970. Una donna dalla fede viva, che ha speso l’intera esistenza e le sue risorse, nella diffusione della conoscenza e della devozione del padre della Coroncina e della Novena dell’Abbandono. La sua casa in via Crispi, a Napoli, aveva le porte perennemente spalancate ai pellegrini e ai religiosi che, da ogni dove, chiedevano di incontrarla per pregare dinanzi alla Madonnina di don Dolindo, per chiedere informazioni e scritti dello zio. Per entrare nel suo mondo fatto di intimo e costante dialogo interiore con Dio, Maria ed i santi che amava. “La preghiera per il ‘poverello della Madonna’ – raccontava Grazia – era un continuo affidarsi. ‘Tu puoi pregare mille preghiere’ – erano parole di don Dolindo – ma non valgono un solo atto di abbandono. Gesù mi abbandono in te, pensaci Tu”. Per questo, aveva appena fatto pubblicare il libricino della “Novena dell’Abbandono”, la medicina dei tempi moderni, l’aveva definita. Pubblicazione andata a ruba che distribuiva a chiunque venisse a trovarla.
Aveva studiato tutte le sue pubblicazioni, ne conosceva le virgole. Teneva a mente, con una memoria prodigiosa per la sua età – Grazia aveva 95 anni –, tutti i passaggi più significativi per ricostruire il pensiero di don Dolindo, la fede, l’amore sconfinato per Dio, l’obbedienza cieca ad una Chiesa che non ne aveva compreso la grandezza e la profezia.
In tutto il mondo si moltiplicano i miracoli per intercessione di don Dolindo. La tomba nella chiesa di San Giuseppe de’ Vecchi, nel cuore di Napoli, è meta di migliaia di uomini e donne che bussano tre volte alla sua tomba, così come lui stesso aveva chiesto.
E quando a Grazia, donna elegante e gentile, veniva chiesto perché don Dolindo non fosse già sugli altari, lei – con quel sorriso luminoso e la voce ferma – rispondeva: “Don Dolindo è o’puveriell r’a Maronna… Pensate davvero che gliene importi di essere proclamato santo? Sta in Paradiso e dal Paradiso continua a provvedere a noi”.Se l’è venuta a prendere la sua Grazia, don Dolindo, in una giornata di novembre, all’ora della Madonna. Dal Paradiso pioveranno grazie.

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