Grest. Don Marco Gentilucci: “Dopo il sisma è un’esperienza che risponde al bisogno di normalità”

I Grest, gli oratori estivi organizzati un po’ in tutta Italia dalle diocesi, sono molto più dei comuni centri estivi. La loro formula è di successo perché punta alla qualità delle relazioni umane, dando fiducia a ciascuno. In alcune aree del Paese, poi, i Grest assumono ulteriori significati. È il caso della zona di Camerino, in provincia di Macerata, dove nel 2016 il terremoto ha distrutto vite, abbattuto case, danneggiato scuole e chiese

(Foto Calvarese/SIR)

Ragazzi adolescenti che insegnano ai più piccoli e viceversa, famiglie sollevate dal pensiero di dover trovare un’alternativa alle scuole chiuse, parrocchie aperte ai quartieri per raccogliere esperienze ed emozioni di ogni età. I Grest, gli oratori estivi organizzati un po’ in tutta Italia dalle diocesi, sono molto più dei comuni centri estivi, visti a volte come dei “parcheggi” per i bambini al termine dell’anno scolastico. La loro formula è di successo perché punta alla qualità delle relazioni umane, dando fiducia a ciascuno.In alcune aree del Paese, poi, i Grest assumono ulteriori significati. È il caso della zona di Camerino, in provincia di Macerata, dove nel 2016 il terremoto ha distrutto vite, abbattuto case, danneggiato scuole e chiese. Qui la comunità ha bisogno, forse più che in altre aree, di stare insieme e condividere gli stessi spazi.
A esserne certo è don Marco Gentilucci, che a Camerino è dal 2012 e nel tempo è diventato parroco di sette parrocchie, incluse quelle delle frazioni in campagna. Al Grest, don Marco dedica tre settimane l’anno, preparando e organizzando le attività in anticipo con gli stessi ragazzi. “Quest’anno – dice – sono 140 i bambini per 35 animatori dai 14 anni in su, fra cui anche gli universitari diventati negli anni educatori. Il modello del Grest lo abbiamo appreso nel 2018 grazie a una attività di gemellaggio con Premolo, in provincia di Bergamo”.
Per il sacerdote, la forza del Grest è la capacità aggregativa, di far stare uniti bambini di tutte le età che per settimane condividono tempi, spazi e giochi. “Nel ritrovarsi insieme – osserva – c’è la risposta a una grande necessità: il desiderio di vivere un tempo differente, per respirare un’aria nuova e spezzare il ritmo cadenzato dalla scuola”. Ed è poi l’occasione per dare delle responsabilità agli adolescenti che organizzano e gestiscono le attività. “La valenza è duplice per i bambini e per i giovani che crescono in questo modo insieme. I più grandi nei mesi precedenti progettano e con entusiasmo portano avanti l’animazione. Non è scontato che ragazzi così giovani scelgano di dedicare del tempo ai più piccoli e prendere delle decisioni che orientano”, commenta don Marco.
Ma il Grest è anche un servizio riconosciuto dalle famiglie, vista la quota di partecipazione economica molto contenuta per andare incontro alle esigenze di tutti. A Camerino, in più, i genitori hanno scelto di aiutare la parrocchia contribuendo alla distribuzione dei pasti. “La presenza dei familiari – spiega il parroco – arricchisce e coinvolge tutti, anche le persone anziane che con la loro preghiera vivono l’oratorio”. Pensando ai primi passi il miglioramento è stato costante: “Durante le settimane, c’è un tempo dedicato all’ascolto dei bambini e alla loro visione. Con loro abbiamo voluto dedicare dei momenti alla scoperta del territorio perché, anche se la città è circondata dal verde e dalle colline, alcuni di rado hanno occasioni di vivere la natura. Abbiamo fatto inoltre una visita del museo della carta per conoscere le tradizioni e altre realtà che facciamo fatica a intercettare nella vita quotidiana”.
L’esperienza del terremoto di otto anni fa è ancora viva nella mente delle persone. Il sisma “ha tolto l’identità a molti – testimonia il sacerdote –, insieme agli spazi che vivevamo, ha disperso le persone. Anche la pandemia ci ha allontanato. Per questo, occasioni come il Grest, rispondono al bisogno di normalità per ripartire”.Quest’anno, inoltre, la diocesi ha inaugurato un nuovo centro pastorale e un oratorio dedicati alla memoria di due figure significative per la comunità, entrambi capi scout ed educatori, Maurizio Cavallaro, preside, e Stefania Scuri, morti per malattie improvvise. “Anche l’area giochi – continua don Marco – è dedicata a monsignor Quinto Martella che fino a 93 anni si è speso nell’educazione dei giovani”.

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