Oltre 60mila all 46ª edizione della Macerata-Loreto: il cuore in cammino

“Come è possibile tutto questo?”. È la domanda del popolo della notte, degli oltre 60mila che, sabato 8 giugno, si sono dati appuntamento per lo storico Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, proposto da Comunione e Liberazione. L'edizione numero 46 non delude le attese

(Foto Archivio Pellegrinaggio Macerata Loreto)

“Come è possibile tutto questo?”. È la domanda del popolo della notte, degli oltre 60mila che, sabato 8 giugno, si sono dati appuntamento per lo storico Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, proposto da Comunione e Liberazione. L’edizione numero 46 non delude le attese. Cambiano la location di partenza (il Centro Fiere di Villa Potenza, essendo in via di rifacimento lo stadio Helvia Recina) e la logistica (con circa 4 km in meno di percorso), ma non certo il cuore con cui ci si mette in cammino verso la Santa Casa. Mons. Giancarlo Vecerrica in primis, vescovo emerito di Fabriano-Matelica e instancabile anima di questo gesto, che, nonostante lo scorrere veloce degli anni, da quel lontano 1978 continua a rappresentare una novità straripante di stupore e devozione. È il week end “caldo” delle elezioni europee e amministrative, dei primi assaggi di mare, ma svago e dovere civico non frenano quel desiderio insito nell’animo umano, scandito da un tema alquanto sfidante scelto per il 2024 e acceso dalla Fiaccola della Pace che, retta dai tedofori in corsa, arde sul braciere come segno di fiduciosa attesa. Quella pace ribadita più volte all’inizio dell’evento, in quell’area fieristica già resa speciale, nel 1993, dalla visita di san Giovanni Paolo II. Quella pace che riecheggia nelle video messaggio del card. Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, che sulla guerra tra Israele e Hamas si appella al realismo: “Queste ferite avranno bisogno di molto tempo per essere guarite. La riconciliazione avrà tempi lunghi ma ha bisogno di qualcuno che la proponga, che si chieda, proprio come fate voi questa notte: all’interrogativo ‘Come è possibile tutto questo?’ si aggiunga allora ‘Sia fatta la tua volontà’”.

Quella pace, inoltre, anelata e raccontata attraverso l’esperienza di Luca Gilberti, volontario dell’associazione Frontiere di pace, con 27 missioni umanitarie attive e un impegno costante nell’Ucraina martoriata da oltre due anni di conflitto. Papa Francesco invia un telegramma, a firma del segretario di Stato Pietro Parolin, impartendo a tutti la benedizione e auspicando che “l’evento susciti sempre di più il desiderio di conoscere Cristo, specialmente attraverso l’incontro cuore a cuore nella preghiera per testimoniarlo all’uomo contemporaneo”. Dal palco addobbato a festa Ermanno Calzolaio, presidente del “Comitato Pellegrinaggio a Loreto”, legge il saluto pervenuto da Davide Prosperi, presidente della Fraternità di CL, che evidenzia come stiamo attraversando un’epoca in cui “a prevalere, apparentemente senza alcuna resistenza, sono l’opposizione e lo scontro. Il vostro ‘sì’ al gesto del pellegrinaggio è una scelta di libertà totale con la quale ognuno di voi afferma prima di ogni impegno o responsabilità l’umiltà della preghiera. È l’affermazione di un giudizio nuovo e di una speranza possibile”. In platea, le autorità civili – presenti il presidente della Regione Francesco Acquaroli, la sottosegretaria Lucia Albano, il sindaco di Macerata Sandro Parcaroli, il prefetto Isabella Fusiello, il questore Giampaolo Patruno, la parlamentare Irene Manzi – e militari della provincia, con Carabinieri, Polizia, Vigili del Fuoco e Guardia di Finanza, una cui delegazione, guidata dal comandante Ferdinando Falco, ha partecipato al cammino come segno di ringraziamento in occasione del 250° anniversario della fondazione del Corpo. Assieme a mons. Vecerrica e mons. Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata, che ha rivolto un saluto introduttivo a tutti i presenti, concelebrano gli altri presuli delle Marche: mons. Andrea Andreozzi, da un anno vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola, e mons. Rocco Pennacchio, arcivescovo metropolita di Fermo.

(Foto Archivio Pellegrinaggio Macerata Loreto)

A presiedere l’Eucaristia, mons. Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e responsabile dell’organizzazione del Giubileo. E questo, confida, è un piccolo, grande assaggio ‘glocal’ di quanto si sperimenterà a Roma nel 2025 con i “Pellegrini di speranza”. “L’incontro con il Signore – ha affermato – ci cambia la vita e ci fa buttar via la cultura dell’individualismo che questo mondo vuole inficiare nelle nostre menti. Dio non può mettere paura a nessuno, bensì vuole portare a compimento il progetto di salvezza su ciascuno di noi. Non abbiate paura dunque di cambiare la vostra vita, non abbiate paura di seguire quello che Dio vi chiede, perché Lui vi ama di un amore che dura per sempre”. E ancora, citando il Vangelo di Marco, nell’omelia ha ribadito che “noi siamo qui perché, con il nostro linguaggio, il nostro cammino, il nostro stare insieme, stiamo dicendo che, non solo abbiamo raccolto la chiamata rispondendo al Signore che ci cerca, perché possiamo essere familiari suoi nella sua casa, ma siamo anche coloro che hanno la responsabilità di trasmettere di generazione in generazione quello che è il nostro incontro con Lui”. Cala il buio della sera e, anticipati dalla croce, i partecipanti tra le campagne marchigiane muovono verso la Basilica di Loreto, recitando le decine del Rosario intervallate da testimonianze che lasciano il segno. Camminano giovani (più numerosi di sempre) e studenti che si preparano agli esami, famiglie intere, disabili in carrozzina. Volontari (migliaia, impiegati in ogni settore), Forze dell’ordine e personale sanitario seguono un incedere infinito ritmato dai canti, a garanzia che tutto proceda per il meglio. C’è l’Italia intera, ci sono i Paesi esteri (Romania, Svizzera, Portogallo, Perù), esplicitati da cartelli e palloncini colorati chealle prime luci del mattino invadono la ormai celebre discesa loretana di Montereale. Un mosaico di volti, di gambe fiaccate ma non vinte dall’egoismo, di braccia alzate ma non arrese, di volti sudati ma anche illuminati dalla Vergine di Loreto che, come consuetudine, attende e accoglie uno per uno, fino all’ultimo, ciascun pellegrino: non semplici viandanti, ma fedeli con una méta sicura all’orizzonte. L’ideatore don Giancarlo in scarpe da running resta una delle istantanee più significative del Pellegrinaggio, a riprova che non c’è età per quantificare la fedeltà alla Madonna. Il cammino, tuttavia, non finisce qui, ha ricordato Fisichella sul sagrato del Santuario, perché “il pellegrinaggio termina quando ognuno ritorna nella propria comunità, forte dell’esperienza che qui ha condiviso”. Assieme a lui, l’arcivescovo prelato di Loreto, mons. Fabio Dal Cin, che ha espresso a tutti l’augurio di “lasciarsi prendere per mano da Maria, che ci porta da Gesù e, cominciando dalle nostre case, può renderci, ogni giorno, uomini di speranza e di pace”. Termina così un evento in cui ad essere protagoniste autentiche sono le voci di chi invoca una grazia e di chi, tra fatica e sofferenze, interpreta in ogni passo la metafora della vita: le salite e le solitudini si superano insieme, con un abbraccio incoraggiante e vicendevole. Quando morì Jim Morrison certamente non poteva sapere che, di lì a poco, sarebbe nato questo straordinario atto di fede, ma in fondo aveva ragione: “Nessuna notte può impedire all’alba di sorgere”.

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