Un rifugio sicuro per le donne vittime di violenza e per i loro figli. Un luogo dove sentirsi accolte, protette, dove poter ripartire trovando la forza per ricostruire un proprio progetto, realizzarsi e rendersi autonome, superando il senso di solitudine grazie ad un percorso di aiuto e accompagnamento. L’iniziativa, presentata il 31 maggio in Vescovado a Treviso, alla presenza del vescovo Michele Tomasi, è promossa da Fondazione Opera Pia Maurocordato, Rotary club Treviso Terraglio e Centro antiviolenza Telefono Rosa. Si tratta di “Casa Rotary Vanessa: No alla violenza di genere”; un appartamento ristrutturato e arredato, con due camere, dove è possibile ospitare temporaneamente le donne che ne hanno necessità, eventualmente anche con i loro figli. Un luogo di sicurezza e speranza dedicato alla memoria di Vanessa Ballan, la giovane donna uccisa da un suo ex a Riese Pio X, assieme al figlio del compagno che portava in grembo, lo scorso 19 dicembre. E proprio i familiari di Vanessa, il compagno, i genitori e il fratello hanno acconsentito a dare il suo nome alla casa, hanno voluto conoscere il progetto e partecipare alla presentazione.
Lavoro in rete. Non è la prima volta che Rotary, Fondazione Maurocordato e Telefono Rosa lavorano insieme: poco più di un anno fa è stata presentata la prima “Casa Rotary”, all’epoca unica struttura di transizione di tutta la provincia, messa a disposizione, come quella presentata oggi, dalla Fondazione Maurocordato, fortemente impegnata in campo sociale attraverso la collaborazione con parrocchie e servizi sociali comunali. Le due case saranno gestite dal Centro antiviolenza, che valuta gli accessi attraverso protocolli prestabiliti e accompagna le vittime offrendo anche supporto psicologico e legale. Il Rotary Treviso Terraglio, grazie anche ai contributi degli altri club della rete Rotary, sostiene economicamente il progetto facendosi inoltre carico del finanziamento di corsi di formazione e percorsi di autonomia per le donne ospitate. Dall’aprile 2023, quando è iniziato il progetto, nella prima casa sono state ospitate sette donne, per il periodo massimo convenuto di sei mesi ciascuna. Tutte sono riuscite ad attivarsi, sia per il lavoro sia per trovare una sistemazione abitativa stabile.
Di “un progetto bello e concreto di vita e di speranza per il futuro”, che “aiuterà a rompere il muro di silenzio che a volte circonda tante situazioni di violenza e sopraffazione”, parla il vescovo Michele Tomasi. Di qui l’auspicio che
“possa essere di esempio per altre realtà e territori, nel fare rete e prendersi cura della vita, prendendo per mano chi soffre.
E voglio sperare – conclude il presule – che la dedica a Vanessa possa contribuire ad una più diffusa e decisa cultura del rispetto, contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne, oltre che essere un segno di consolazione per i suoi cari, nel ricordo di una figlia, una sorella, una compagna, una mamma che vive nel loro amore e nell’amore eterno di Dio”.
“La violenza contro le donne si combatte attraverso la cultura e la prevenzione, ma anche fornendo servizi e riferimenti a chi si trova in un momento di bisogno”, sottolinea il sindaco Mario Conte. “La nostra intenzione è replicare questa iniziativa anche nei prossimi anni, in altri Comuni della Marca trevigiana” per
“creare un sistema di accoglienza diffuso” che possa rappresentare “un sicuro punto di riferimento per le vittime della violenza di genere”,
spiega il presidente del Rotary club Treviso Terraglio, Riccardo Piazza.
“La Fondazione Maurocordato – dichiara il presidente Sergio Criveller – dopo solo un anno mette a disposizione un altro appartamento” perché “le parole di solidarietà sono importanti, i gesti concreti ancora di più. Casa Rotary Vanessa è la risposta concreta a una reale emergenza”. Il Centro antiviolenza, assicura la presidente Maria Stella Di Bartolo, “ha messo, e metterà anche per Casa Vanessa, il proprio impegno per monitorare costantemente la permanenza delle donne, proponendosi come un compagno di viaggio attento e presente, attraverso il sostegno psicologico e sociale, spronandole ad attivarsi per il consolidamento della posizione lavorativa, fornendo loro gli strumenti più utili ed efficaci per la costruzione di una alternativa di vita migliore per loro e per i loro figli”.
“Ci ha stupito, come famiglia, che persone che non conoscevamo abbiano pensato a noi e a Vanessa”, rivela il fratello Nicola Ballan. “In un certo senso, si sono presi cura di noi e del ricordo di lei, alimentando la speranza e l’aiuto per il prossimo. Per questo abbiamo acconsentito che questa casa sia intitolata a Vanessa. Ci sono molte ragazze e donne che hanno bisogno di aiuto e sono certo che mia sorella sarà guida in questo luogo sicuro, pensato e realizzato per loro e i loro figli”. “Quello che noi stiamo vivendo – sottolinea il fratello della giovane donna uccisa – non dovrebbe viverlo nessuno, non dovrebbe esistere”. Di qui un appello: “Recuperiamo la nostra umanità e sforziamoci di riconoscere quando qualcosa non va. Facciamo tutti il possibile, riscopriamo la bellezza delle cose semplici, la capacità di riconoscere sia le proprie fragilità sia il forte bisogno dell’amore dell’altro, dell’amore per l’altro. Chiedere aiuto non è debolezza, mai. Comunichiamo, comunichiamo sempre. E – conclude –
ricordiamoci che la gentilezza è matrice di felicità”.