In vista delle elezioni europee, e di quelle amministrative che interessano diversi Comuni della diocesi di Vittorio Veneto, la Commissione per la pastorale sociale e il Comitato organizzatore delle Settimane sociali diocesane propongono un documento in quattro punti. L’appuntamento di giugno, si legge nella premessa, è “un momento forte della vita democratica del nostro Paese” perché dà a tutti “la possibilità di rendersi protagonisti nel determinare i rappresentanti del popolo nelle istituzioni”.
Politica come espressione di carità e opportunità di impegno dei cristiani. Nel richiamare l’invito di Papa Francesco nella Fratelli Tutti: “La grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine. […] Qualunque impegno in tale direzione diventa un esercizio alto della carità”, è importante, si legge al primo punto del documento diocesano, “che i cristiani si sentano chiamati a vivere” l’impegno politico “per il bene comune: in tal modo essi esprimono la propria partecipazione nella crescita della società e possono portare in essa la bellezza e la virtù del Vangelo”. Una “testimonianza di fede” che, “pur nel rispetto della laicità delle istituzioni democratiche, potrà dare qualità e profondità tanto alle relazioni sociali, quanto alle scelte politiche ed economiche”.
Giustizia come criterio fondamentale: dal “no” alla guerra e ai nazionalismi, alla cura per la casa comune; dalla tutela del valore della vita, alla lotta contro ogni discriminazione. Il secondo punto, molto articolato, sottolinea l’importanza di “alcuni valori irrinunciabili”. Anzitutto un chiaro “no” alla guerra e, a monte, alla produzione e all’uso delle armi, “obiettivo importante da perseguire, nella convinzione che debba essere percorsa instancabilmente
la via della mediazione, specialmente diplomatica, quale strumento primario per la risoluzione dei conflitti”.
In secondo luogo, oltre alle guerre in corso, “anche varie forme di populismo sembrano oggi compromettere il volto stesso dell’Unione europea e la sua unità, con derive verso nazionalismi preoccupanti per la stessa democrazia: anche in questo caso – si legge nel documento –
è necessario un voto per il futuro dell’Europa, che garantisca quella coesione che trascende i particolarismi”.
Primaria, inoltre, la ricerca di “nuovi percorsi scientifici, economici e sociali per custodire la nostra ‘casa comune’” contro cambiamento climatico, inquinamento ambientale, spreco e depauperamento delle risorse del pianeta. Uno stile di vita sobrio diventa allora “impegno imprescindibile di tutti”. Anche
“la tutela della vita umana, dal concepimento alla morte”, deve “essere ribadita come priorità a fronte di una costante riduzione dell’essere umano a oggetto”,
tanto più in una cultura “in cui il preoccupante calo demografico si coniuga anche con ragioni e scelte di carattere individualistico, insieme alla mancanza di adeguate politiche di sostegno alle famiglie”. “Una società che non incoraggia e non promuove la vita – prosegue il testo – è condannata alla sua decadenza”. Al riguardo, la recente discussione sull’inclusione del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue è occasione “per riflettere sul rapporto e sull’apporto dell’etica cristiana rispetto a temi così cruciali e rilevanti”.
Allo stesso tempo, vita e dignità umana vanno tutelate anche “nel mondo del lavoro – tuttora segnato da forme di ingiustizia e sfruttamento –, oppure nell’ambito dell’immigrazione – dove non di rado percorsi umilianti e lungaggini amministrative lasciano le persone nell’indeterminatezza per lunghi periodi –, oppure negli ambiti della vita sociale in cui permangono stigma e discriminazione a causa dell’identità di genere o dell’appartenenza etnica”.
Unità europea, valore da difendere e promuovere. “Le sfide e le priorità che oggi ci attendono” sono “impensabili da affrontare, se non nel contesto di un’Europa davvero unita”, scrivono gli estensori al terzo punto del testo. Il sogno europeo di Schuman, Adenauer e De Gasperi “è tuttora un progetto non ancora pienamente attuato”. Nonostante importanti passi avanti, l’Ue con le sue istituzioni è spesso percepita “lontana’, se non addirittura ostile”. “Non tutto è giustificabile e tutto è perfettibile – riconosce il documento – tuttavia la potenzialità di un’Europa unita supera le sue criticità, come dimostrano i lunghi decenni di pace e coesione che i Paesi europei hanno vissuto”. Di qui il richiamo ai principi affermati da Schuman nella Dichiarazione del 9 maggio 1950 sul contributo che un’Europa “organizzata e vitale” può apportare al “mantenimento di relazioni pacifiche”, e sull’idea che essa non “sarà costruita tutta insieme” ma “sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”. Proprio
questa “solidarietà di fatto” è antitesi a “spinte nazionaliste o a lobbismi di varia natura
– rimarca il documento -, e ha bisogno di essere riaffermata perché la fraternità europea si realizzi e cresca”.
Partecipazione nell’impegno quotidiano e partecipazione al voto. Ma è “illusorio pensare che la vita democratica possa costruirsi soltanto nell’esercizio del voto”, prosegue il testo. Come ha mostrato la XXI Settimana Sociale diocesana, “la crescita della società civile avviene giorno per giorno grazie a un impegno abituale dei cittadini a costruire il bene comune”. Fondamentale favorire “strumenti e luoghi di partecipazione” che “possano arricchire il tessuto sociale” e promuovere “l’etica civile”. L’auspicio, infine, che l’appuntamento elettorale veda un’ampia partecipazione “smentendo le previsioni di un crescente astensionismo”, e che, al di là del singolo evento, cresca l’interesse per la cura della “cosa pubblica” e l’amore “per il proprio territorio”.