“Se avessero buttato una bomba, ci sarebbero stati meno danni”; “Noi la sera torniamo a casa a farci una doccia ma loro devono rimanere nel fango”; “Braccia! Ci serve una mano a buttare i secchi!”. Queste le voci che domenica scorsa riempivano le strade, già sommerse dalla melma, di Campi Bisenzio. Parole di tristezza pronunciate dai 23mila cittadini colpiti dall’esondazione del fiume Bisenzio, che si mescolavano ai sorrisi delle centinaia di giovani volontari giunti da tutta Toscana. Ancora una volta, gli angeli del fango.
Nelle vie del centro c’è chi ha perso tutto: garage, casa, automobili e motociclette. I libri scolastici vengono usati come tappabuchi per non far rifluire il fango nelle strade, mentre squadre di ragazzi portano in salvo dagli studi professionali enciclopedie e collezioni ormai fradicie. Dai tombini, molti ancora intasati, sono recuperati a mano dvd e interi album che contenevano fotografie di chi sa quale viaggio o ricordo di famiglia. Ma le lacrime dei tanti alluvionati campigiani, domenica, erano consolate dai volti sorridenti dei giovani pronti a spalare, formare catene umane e portare in salvo il salvabile. “Son cresciuta a Campi ma non vivo più qua – racconta Sara Nencini, mentre si prende una pausa dal fango con il viso ancora pieno di macchie – sono venuta con tanti altri amici ad aiutare perché siamo estremamente addolorati e vogliamo che ripartano il prima possibile”. Anche a lei, pur entusiasta della solidarietà che ha abbracciato la cittadina, l’alluvione ha lasciato un forte senso di amarezza: “Sono arrivata tardissimo oggi – confessa – perché, mentre mi avvicinavo, ho avuto un attacco di panico in macchina”.
A mandare avanti la macchina dei soccorsi, i volontari da ogni parte della Regione. Oltre ai giovani fiorentini, anche le Misericordie da Camaiore, Bivigliano, Volterra e da tutta la Toscana affollavano la città bloccata dal fango. Anche i bambini spalavano la melma dai cortili in cui giocavano fino a settimana scorsa. “Sono qui dalle 9.30 – racconta Niccolò – sono partito dal Municipio dove davano attrezzi e tute, poi sono entrato nel centro allagato per spalare. Ma ogni zona ha i suoi problemi: in alcune la melma è già secca, in altre è liquida ed è molta di più”.
Un impegno premiato anche dai tanti alluvionati della piana, che hanno messo a disposizione cibo, acqua e le poche cucine agibili per sostenere i volontari nell’ora di pranzo. Senza mai perdere il sorriso. “Se non ci fossero stati ragazzini e ragazzine di venti anni, non avremmo avuto aiuto da chi dovrebbe darlo – spiega Daniele Porri, mentre asciuga con una spugna quel che resta della sua auto allagata -. Ho perso la casa, il piano terra, la macchina e il furgone: che devo dire di più?”. Con le lacrime agli occhi e con le mani ancora al lavoro, il suo – come quello di tanti altri campigiani – è un allarme lanciato anche alle istituzioni: “Abito a Campi da sempre e ho vissuto anche l’alluvione del 1991, ma la differenza è come fra il giorno e la notte: allora c’era un’autorità, ora non c’è nessuno. Ci sono rimasto male”.
Alluvione in Toscana: gli “angeli del fango” giunti da tutta la Regione
“Se avessero buttato una bomba, ci sarebbero stati meno danni”; “Noi la sera torniamo a casa a farci una doccia ma loro devono rimanere nel fango”; “Braccia! Ci serve una mano a buttare i secchi!”. Queste le voci che domenica scorsa riempivano le strade, già sommerse dalla melma, di Campi Bisenzio. Parole di tristezza pronunciate dai 23mila cittadini colpiti dall’esondazione del fiume Bisenzio, che si mescolavano ai sorrisi delle centinaia di giovani volontari giunti da tutta Toscana. Ancora una volta, gli angeli del fango.