“Accogliere per alcuni giorni le spoglie mortali del Papa San Pio X significa per la diocesi di Treviso guardare con gratitudine al proprio passato e con speranza al proprio futuro. Guardare ai tempi e ai luoghi che hanno dato i natali a un Papa santo ci riconsegna uno sguardo rinnovato rivolto alla nostra esperienza, ci mostra il panorama consueto delle nostre vite come capace di generare un’esistenza dedicata in modo eccezionale a Dio ed alla Chiesa e ci insegna che la santità non va cercata lontano, ma che essa può abitare tra le nostre case, sulle strade della nostra quotidianità”: con queste parole il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, si rivolge per un saluto ai pellegrini e ai fedeli tutti della nostra diocesi nella curata e ricca guida del pellegrino, che viene donata in questi giorni della “peregrinatio corporis” del santo Papa Pio X nella “sua” terra.
L’attenzione pastorale che fa da guida a tutte le iniziative e celebrazioni di questi giorni è ben ricordata dal vescovo Michele Tomasi in occasione dell’arrivo dell’urna con i resti mortali di Papa Sarto, che stanno sostando nella diocesi dal 6 al 15 ottobre, prima a Treviso e poi, in modo più prolungato, a Riese Pio X.
Un lungo processo. “Siamo giunti al termine di un processo lungo, iniziato due anni fa, con la prima proposta da parte della Fondazione Sarto – racconta -, poi il confronto con i Consigli diocesani, presbiterale e pastorale. Ricordo l’emozione quando è arrivata la lettera della Segreteria di Stato che mi comunicava l’accettazione della richiesta da parte di Papa Francesco. Poi lunghi contatti con il card. Mauro Gambetti, arciprete della basilica di San Pietro, dove il corpo di san Pio X è custodito, i numerosi controlli e verifiche sulla possibilità di muovere una reliquia tanto importante. Poi è partita una significativa macchina organizzativa, che nel frattempo è passata nelle mani del nuovo vicario generale, con un bel numero di collaboratori. Fin da subito, però, abbiamo voluto mettere in evidenza che non avremmo fatto dell’archeologia, ma che questo momento importante per la vita della nostra diocesi doveva avere una dimensione specificamente pastorale”.
Le parole guida. Proprio le parole chiave della pastoralità, della santità e della missionarietà hanno fatto da guida a tutte le iniziative proposte dalla diocesi e rese possibili dal coinvolgimento di molti uffici e servizi di Curia. Le nostre comunità sono chiamate a una conversione missionaria, come ci invita a fare anche il cammino sinodale che stiamo vivendo, sia come Chiesa diocesana che come Chiesa universale, e questo momento forte può aiutare la diocesi, sottolinea il vescovo, a una “riflessione su se stessa guardando a questo suo grande figlio, la cui opera riformatrice, a molti livelli, testimonia di una Chiesa che, per essere fedele al suo mandato di sempre di annunciare il Vangelo a tutte le genti deve continuamente rinnovare i modi e le espressioni della sua testimonianza, affinché possa essere all’altezza dei tempi e delle loro sfide, affinché possiamo essere testimoni credibili oggi, in questo nostro tempo”.
Le sfide di ieri e di oggi. Sfide che Papa Sarto ha affrontato, nel suo tempo, anche con scelte controverse, come l’opposizione al modernismo, ma che “erano dettate dall’esigenza di fondo di papa Sarto di mantenere lo specifico dell’annuncio del Vangelo nel mondo moderno: una questione che rimane anche ora, certo in termini differenti. Il rapporto tra Chiesa e resto del mondo non è declinato in quei termini oggi: abbiamo avuto una dichiarazione sulla libertà religiosa, una dichiarazione sulla libertà di coscienza, che segnano il tempo e dettano un nuovo modo di stare della Chiesa nel mondo, ma sempre con la stessa finalità. Lo stesso Papa Francesco, che in questi giorni ha pubblicato la sua esortazione apostolica sul cambiamento climatico – Laudate Deum -, un appello a impegnarsi seriamente sulla questione climatica, fa delle critiche al mondo moderno, con un altro stile, un’altra modalità, ma partendo anche lui dal Vangelo e richiamando a una conversione”.
Il rapporto tra la Chiesa e la modernità, aggiunge mons. Tomasi, “è sempre di dialogo, a volte di scontro, a volte di collaborazione, ma è la vita di una istituzione che vorrebbe essere fedele al suo Signore nel tempo che le è dato”.
Opportunità spirituale e pastorale. A cominciare dai momenti dell’accoglienza a Treviso, la preghiera con i Consigli e poi la messa di sabato 7 in cattedrale, il mandato ad oltre 700 catechisti diocesani, fino ai momenti di preghiera e ai pellegrinaggi a Riese, dove san Pio X sarà accolto nel santuario delle Cendrole, siamo tutti invitati a fare tesoro di questa opportunità.
“Guardare agli inizi e ai primi momenti dell’esistenza di san Pio X ci aiuterà a scoprire che ogni realtà ha la sua origine in Dio, nel suo infinito amore per ogni persona, per ogni creatura – continua il vescovo -. Questa tappa del cammino della nostra diocesi ci aprirà anche a pensieri, sentimenti e azioni mossi dalla speranza, dono di Dio. Ci ricorderà, infatti, che il Crocifisso Risorto agisce nella storia e continua a suscitare il desiderio di conoscerlo e di amarlo, di vivere secondo la Parola del suo Vangelo e di essere, con Lui e insieme tra noi, discepoli missionari, costruttori di pace e di bene per tutti. Cogliamo, insieme, in questo momento di grazia, l’invito a lasciarci trasformare e nutrire dall’amore di Dio, per amare a nostra volta Lui al di sopra di tutto, e i fratelli e le sorelle tutti come noi stessi”.
(precedentemente pubblicato su “La vita del popolo”)