Poco dopo l’una di notte del 7 luglio sei anziani, cinque donne e un uomo, sono morti e oltre 80 sono restati intossicati nell’incendio scoppiato nella Rsa “Casa dei coniugi” del quartiere Corvetto a Milano. La Comunità di Sant’Egidio del capoluogo lombardo, che assiste da anni gli anziani del quartiere Corvetto a casa e nelle Rsa, nel giorno dei funerali delle sei vittime, ha annunciato l’intenzione di presentare alle istituzioni una proposta di ristrutturazione delle grandi Rsa pubbliche per migliorare la qualità dell’assistenza agli anziani. Dell’estate degli anziani seguiti e delle proposte che saranno presentate parliamo con Maria Luisa Cito, responsabile del Servizio anziani della Comunità di Sant’Egidio di Milano.
Dopo la tragedia di luglio, come sta andando quest’estate?
Continuiamo la nostra attività di monitoraggio di diverse centinaia di anziani nel quartiere del Corvetto attraverso un progetto che, oltre a essere sostenuto dal volontariato, è anche finanziato dalla Fondazione Amplifon. Quindi abbiamo delle persone proprio dedicate al progetto che sentono quotidianamente gli anziani, soprattutto quelli più fragili, che non possono lasciare Milano d’estate e che hanno una maggiore fragilità sociali o di salute. Interveniamo nelle attività quotidiane, nell’accompagnamento a una visita medica, a fare una prenotazione, in un pagamento urgente da fare, nella spesa, nell’acquisto dei farmaci che mancano. Cerchiamo di sopperire alle esigenze quotidiane e più urgenti. D’estate manteniamo anche un momento settimanale di socializzazione nel quartiere e con i volontari che restano a Milano, si fa un po’ staffetta per non abbandonare completamente persone che sono già sole e che nel periodo estivo soffrono ancora di più della chiusura di servizi.
E state andando in Rsa?
Sì, continuano anche le visite in Rsa, sempre a Corvetto, nella Rsa accanto alla “Casa per coniugi”, è la sua gemella da almeno 200 posti letto, prima del Covid erano 230. Questa Rsa sta un po’ nella stessa situazione della “Casa per coniugi”, che è ancora presidiata dai vigili del fuoco, stanno iniziando ora dei lavori di ristrutturazione, che richiederanno molto tempo. In questa Rsa cerchiamo di essere sempre presenti, almeno nel fine settimana, per l’accompagnamento alla messa, il caffè insieme. È importante questa presenza proprio per testimoniare la vicinanza a persone che hanno già pagato lo scotto della solitudine al tempo del Covid e ora hanno bisogno di tornare alla vita. Con un gruppetto di questi anziani più altri anziani del quartiere e di altre realtà abbiamo fatto anche un soggiorno di vacanza a luglio a Spiazzi di Monte Baldo. Abbiamo anche ricevuto le visite dei “Giovani per la pace”, ragazzi che sono cresciuti nelle nostre Scuole per la pace: sono soprattutto stranieri di origine varia che adesso continuano a seguirci e restituiscono quello che hanno ricevuto. C’è un bel gruppo di ragazzi che viene a trovare gli anziani, fanno festa insieme. Una bella testimonianza di vicinanza tra le generazioni come chiede Papa Francesco. Tra i volontari che visitano gli anziani a Corvetto ci anche gli appartenenti a “Genti di pace”, adulti di varia provenienza che frequentano o hanno frequentato la scuola di italiano, che magari non sono neanche di fede cattolica o cristiana, ma continuano con noi l’impegno di solidarietà a favore dei più deboli. Anche questa è una bella testimonianza: ci sono anche persone che fanno di lavoro assistenza ad anziani, ma mantengono questo tempo di gratuità per seguire i più fragili.
Quali proposte farete come Comunità di Sant’Egidio a settembre alle istituzioni milanesi?
Noi incontreremo a settembre il sindaco e l’assessore al welfare del comune di Milano. In quell’occasione presenteremo delle proposte. Chiediamo, innanzitutto, la riduzione del numero di posti letto per le persone assistite nelle Rsa: quando sono così grandi con 200 e più posti difficilmente possono restare a dimensione umana e controllabili. Le Rsa non sono eliminabili perché ci sono anziani che sono soli e con pochissime risorse, quindi una forma di assistenza integrale deve essere prevista ma noi chiediamo che ci sia una risposta umana, quindi una Rsa deve ospitare al massimo 70 persone. Poi chiediamo il potenziamento del minutaggio settimanale di assistenza nelle strutture in modo tale che raggiunga almeno i 1.200 minuti a settimana. Attualmente gli standard fissati dalla Regione Lombardia stabiliscono che è sufficiente che una persona venga assistita per 900 minuti a settimana, poco più di due ore al giorno. Per un’assistenza umana e completa come minimo bisogna arrivare a 1.200 minuti come avviene nella regione Veneto. Chiediamo anche un’assistenza di qualità con figure competenti.
Serve anche un organo di garanzia, di controllo e di tutela dei diritti delle persone istituzionalizzate nelle Rsa.
Oggi in Italia manca un’assistenza integrata al domicilio. Anche un’assistenza semplice, come misurare la pressione, i parametri, una supervisione dei farmaci, a volte gli anziani hanno terapie complicatissime, può fare la differenza. Piccoli interventi che potrebbero essere effettuati a domicilio dell’anziano, in modo da permettergli di mantenere la propria autonomia. Prima di arrivare alla misura estrema del ricovero in Rsa, si può ipotizzare la creazione di alloggi protetti per anziani nelle stesse strutture, con la reperibilità di un referente 24 ore su 24 per le emergenze. In termini di autonomia, qualità della vita, felicità potrebbe una strada da percorrere. Un sogno potrebbe essere integrare questi spazi per anziani con mini alloggi per studenti o altre fasce di popolazione per favorire lo scambio con il territorio e tra generazioni. Al giovane gli si offre un alloggio a prezzo calmierato a patto di fare volontariato o assistenza agli anziani. Proveremo a proporlo qui a Milano. Infine, quando non c’è alternativa all’Rsa, questa resti un luogo aperto all’esterno. Una presenza da fuori – vicini degli anziani ricoverati, volontariato – già di per sé costituisce un controllo.
A luglio Milano è stata colpita dal dramma dell’incendio della “Casa dei coniugi”: cosa auspica oggi?
Speriamo che la tragedia della “Casa per coniugi” sia davvero un’occasione di ripensamento delle grandi strutture per anziani perché si trasformino in ambienti a misura di persona e che la società tutta si impegni per dare dignità all’età anziana.
A luglio, poco dopo la tragedia a Milano, il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ha tenuto una conferenza stampa “Emergenza caldo e allarme solitudine” con alcune proposte che riguardano la popolazione anziana in Italia. Ha fatto anche un appello all’Anci per promuovere una mappatura della fragilità. Sicuramente tantissimi anziani non sono nei radar dei servizi sociali e del Sistema sanitario. Sui 13,9 milioni di anziani censiti dall’Istat in Italia, 9 milioni (cioè il 65%) sono soli oppure in coppia con il coniuge, spesso in situazioni di fragilità. Ci sono tantissimi invisibili anche a Milano. Sarebbe utile che i comuni identificassero a livello anagrafico queste persone per raggiungerle con un monitoraggio attivo e tirarle fuori da questo isolamento. Tante volte poi vengono ritrovate dopo tempo decedute in casa. Ognuno di noi dovrebbe prendersi cura delle persone anziane, soprattutto le più fragili, che vivono vicino a noi e sincerarsi delle loro condizioni e se hanno bisogno di qualcosa.