“Ho avuto notizia dell’alluvione mentre ero in Africa, in visita missionaria nel Benin, e così distante da casa ho vissuto con molta apprensione questa vicenda. Non vedevo l’ora di ritornare e per questo motivo ho deciso di non andare a Roma ma di rimanere qui con la mia gente per dare un segnale di solidarietà e vicinanza. Non posso fare molto, ma nella devastazione ci sono, sono con loro”. Ieri si è aperta a Roma la 77ª Assemblea generale della Cei, ma mons. Douglas Regattieri, vescovo di Cesena-Sarsina, spiega così al Sir il motivo della sua scelta di non parteciparvi per rimanere accanto alla sua comunità ferita.
Eccellenza, com’è ora la situazione e come sta la sua gente?
“In diocesi abbiamo purtroppo avuto tre vittime a causa dell’alluvione: una coppia di anziani e un uomo. Per il resto, migliaia di sfollati dalle loro abitazioni, strade interrotte, aziende agricole devastate.
Serpeggiano ancora apprensione e paura, ma al tempo stesso percepisco forte la volontà di rialzarsi e riprendere il cammino.
Grazie a Dio sul nostro territorio le cose si stanno normalizzando rispetto ad altre zone, come Faenza e Ravenna, dove intere aree e campi sono ancora allagati. Da noi l’acqua non c’è più se non in qualche sottopasso, rimane però il grande problema della collina con le frane che tuttora impediscono la viabilità. Il territorio è stato davvero sconvolto e la gente è molto disorientata; tuttavia si sta tornando gradualmente alla normalità e sono state riaperte le scuole. Sabato scorso, dopo il mio rientro venerdì sera, ho telefonato a tutti i sindaci e ai parroci delle aree alluvionate e ieri ho fatto un giro presso i volontari che stanno operando. Ora le abitazioni al pianterreno e gli scantinati sono stati liberati e puliti, ma è davvero triste vedere ammassati lungo le strade mobili, arredi, oggetti della vita quotidiana di tante persone.
La Cei ha stanziato 1 milione di fondi dell’8 × 1000 per far fronte alle prime necessità che sarà erogato tramite Caritas italiana in contatto con Caritas delle diocesi colpite. Lei ha pensato ad un’iniziativa di solidarietà?
Gli aiuti della Cei saranno una boccata d’ossigeno in soccorso soprattutto a quelle famiglie che hanno perso tutto e che hanno veramente bisogno di tutto. Per quanto riguarda la mia diocesi, sabato ho scritto un messaggio invitando la comunità alla preghiera e chiedendo di indire domenica 11 giugno, solennità del Corpus Domini, una giornata di solidarietà in ogni chiesa e rettoria della diocesi per le nostre parrocchie più colpite.
Perché proprio questa data?
Per mantenere stretto il legame tra la preghiera, il culto a Dio e la necessità di soccorrere poveri e bisognosi. Anche in questo momento di buio e devastazione, causato in parte anche dai nostri insani comportamenti, non dobbiamo perdere l’orizzonte della preghiera. E proprio nel giorno in cui onoriamo il corpo del Signore, vediamo questo stesso corpo soffrire nei nostri fratelli e delle nostre sorelle colpite dall’alluvione.
Ad illuminare questo buio abbiamo visto un esercito di giovani volontari, angeli del fango venuti da tutta Italia per dare una mano.
I nostri giovani sono migliori di come vengono di norma rappresentati, non sono così lontani dai valori fondamentali della vita e quando c’è bisogno sanno rimboccarsi le maniche e impegnarsi senza risparmio. Questo può essere un bel segnale di speranza di rinascita per tutta la regione.