Un tesoro nel campo

Storie come quelle di Arnaldo Canepa fecondano la Storia dell’umanità, seminandola di una fede credibile e irrigandola con una profonda passione per l’uomo. In quasi 80 anni ha illuminato tante generazioni di catechisti di oratorio, spingendole a vivere, con la medesima passione, le povertà, le debolezze, le fragilità dei giovani che sono le stesse ma diverse di quelle incontrate da Canepa; ad avere tanta misericordia per i ragazzi, così da cambiare la loro vita e preparare un futuro diverso per tutti

Nel tempo del clamore, delle verità urlate e non proposte, delle emozioni “forti”, ci sono storie che brillano silenziose, dei tesori nascosti nel campo (cfr. Mt 13,44) che è necessario dissotterrare. Il nostro presente, così disilluso, ha infatti bisogno di speranza, quindi di testimoni. I buoni princìpi o le buone idee possono generare buoni propositi, ma gli “uomini buoni” sono capaci di mostrarci la “vita buona” del Vangelo come grande possibilità. Per questo,

storie come quelle di Arnaldo Canepa fecondano la Storia dell’umanità, seminandola di una fede credibile e irrigandola con una profonda passione per l’uomo.

Cosa ha da dire l’esperienza di Canepa oggi, in un contesto sociale profondamente mutato rispetto a quello del secolo scorso? Anzitutto il coraggio di decostruire le proprie certezze consolidate, per lasciarsi rigenerare dall’imprevedibilità dell’Incontro. L’esperienza della conversione nella piccola chiesa di Santa Maria Odigitria, di cui ignoriamo il dettaglio delle dinamiche, ha probabilmente visto davvero l’intervento della Vergine, “che quella sera scese dal cielo a cercarsi un figlio da riconciliare con Dio”, come raccontava il card. Canestri; ma chiaramente l’episodio ha rappresentato l’apice di un percorso esistenziale, che ci mostra come il Signore sia capace di irrompere nelle nostre vite solo quando gli facciamo posto. Direi soprattutto che

la figura di Canepa è quanto mai attuale

per la sua capacità di leggere fra le pieghe della situazione concreta che viveva, cogliendone i bisogni precisi, perfino quelli inespressi – “Mi sono fermato ad osservarli con attenzione” –, facendosi prossimo ai più piccoli, all’epoca forse amati, ma certamente poco stimati. “Se non ritornerete come bambini” (cfr. Mt 18, 1-3) è divenuto così per il buon Arnaldo, non solo il leitmotiv del suo servizio nelle periferie romane, il quale ha posto il ragazzo qualunque al centro di una pastorale semplice e intelligente, ma anche la cifra evangelica di una profonda spiritualità, che ha visto alimentare il suo “cuor di fanciullo” con la partecipazione alla celebrazione eucaristica e con l’affidamento senza limite alla materna assistenza di Maria, che noi catechisti del Cor ancora invochiamo col titolo di Domina Nostra – Nostra Signora. E come un bambino non è capace di progetti astratti, ma ha spiccata abilità nel dare senso alla realtà che vive, mosso dalla curiosità per ciò che lo circonda e dallo stupore per la novità, così

Canepa ha saputo sviluppare uno sguardo d’amore sulla realtà, che lo ha portato a vedere il buono dove ancora non c’era, a svelare la presenza di Dio dove essa si faceva nascosta, in quella finitudine umana che è divenuta il luogo dove si rivela l’Eterno, da quando ha scelto di dimorare nella carne del Cristo vero uomo.

“La realtà è superiore all’idea” (cfr. EG n. 175); ecco l’esperienza della santità, che non è astrazione dal mondo, ma proprio vivere il mondo in tutte le sue forme, popolandolo di un’umanità nuova, così come il Concilio Vaticano II avrebbe affermato più tardi. In questo precorrere i tempi, dalla vocazione a una santità specificatamente laicale fino alle intuizioni metodologiche di una pastorale incarnata, sta l’originalità di Arnaldo Canepa, che in quasi 80 anni ha illuminato tante generazioni di catechisti di oratorio, spingendole a vivere, con la medesima passione, le povertà, le debolezze, le fragilità dei giovani che sono le stesse ma diverse di quelle incontrate da Canepa; ad avere tanta misericordia per i ragazzi, così da cambiare la loro vita e preparare un futuro diverso per tutti.

(*) presidente del Cor

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