La parola libertà accompagna i percorsi di donne e uomini impegnati per il riconoscimento di diritti e dignità e per costruire possibilità di futuro.
Ottant’anni fa i giovani della Rosa Bianca scelsero di non tacere con una opposizione morale e politica nonviolenta di fronte alla barbarie del nazismo, all’abominio delle persecuzioni razziali e della guerra, alle complicità di cui godeva il regime ed alla propaganda che sembravano soverchiare le possibilità di scelta. Ancora oggi la loro testimonianza rappresenta un punto di riferimento per persone che scelgono di impegnarsi per un bene superiore, anche a rischio della propria vita.
Attraverso i volantini hanno denunciato le indifferenze e le complicità verso i crimini del genocidio degli ebrei, dell’eliminazione dei disabili e verso le atrocità commesse in guerra. Hanno scelto di non tacere e di promuovere una resistenza nonviolenta per contrastare la violenza lenta, ingannatrice e sistematica del regime.
Nel febbraio del 1943 i giovani della Rosa Bianca preparano il sesto volantino: un appello a mobilitarsi in modo nonviolento e attivo di fronte alla distruzione di ogni libertà umana e spirituale e di ogni valore morale, di fronte all’orribile bagno di sangue ed al massacro che, in nome della libertà e dell’onore, hanno causato in tutta Europa.
Mentre distribuiscono i volantini nell’Università di Monaco il 18 febbraio 1943 vengono fermati Hans e Sophie Scholl. Agli interrogatori seguirà il processo in cui il 22 febbraio Hans e Sophie Scholl, insieme all’amico Christoph Probst, vengono condannati a morte per alto tradimento. “Libertà” è la parola che Sophie Scholl scrive dietro l’atto di accusa. “Libertà” è il grido di Hans Scholl prima di essere ucciso.Nei mesi successivi diversi sono i processi contro gli appartenenti alla Rosa Bianca. Alexander Schmorell, Willi Graf, il professor Kurt Huber e qualche tempo dopo Hans Leipelt vengono condannati a morte e assassinati nel carcere di Stadelheim di Monaco. Anche parenti e conoscenti subiranno restrizioni della libertà e il carcere.
“Noi non taceremo, noi siamo la voce della vostra cattiva coscienza, la Rosa Bianca non vi darà pace” (dal IV volantino della Rosa Bianca).
Responsabilità e coraggio hanno animato le scelte dei giovani della Rosa Bianca.
In tante parti del mondo le violenze, le prevaricazioni, le persecuzioni sono all’ordine del giorno. Le dittature e i regimi del XXI secolo vogliono soffocare il respiro di libertà incarcerando e reprimendo le voci di resistenti e di giovani che danno voce in modo nonviolento al desiderio di vita, alla ricerca di pace e alle possibilità di futuro.
Uomini e donne nascono liberi, ma per riscoprire la chiamata a libertà è necessario ripartire da coloro che sembrano essere sconfitti, emarginati dalla storia, vittime di guerre, di soprusi e violenze, dimenticati dalle nostre mappe geo-politiche, per recuperare un significato del vivere e agire umano, perché nulla vada perduto, per riprendere i frammenti che compongono il mosaico di una pace promessa ed attesa, per scrutare l’arcobaleno, anche dietro le sbarre di una prigione, con gli occhi e la speranza fervente di Sophie Scholl, donna del nostro tempo.
“È una giornata di sole così bella, e devo andare, ma che importa la mia morte, se attraverso di noi migliaia di persone sono risvegliate e suscitate all’azione?” (22 febbraio 1943 – carcere di Stadelheim).
(precedentemente pubblicato su “Vita Trentina” e “La difesa del popolo“)