Stavo camminando su un bel sentiero di passo Oclini, sulle Dolomiti, quando una telefonata del direttore di “Toscana Oggi” mi chiedeva di proporre l’editoriale di questo numero in qualità di vescovo delegato per la pastorale del turismo.
Sul sentiero di passo Oclini… in un pomeriggio di luglio.
Estate, montagne, fresco, vacanza… mi spingevano a declinare l’invito. “Non c’è tempo…” pensai. Ma le stesse coordinate che stavo vivendo mi invitavano alla riflessione e a sentire il dovere, perché richiestomi, di condividerle.
E così è che in una sera di inizio agosto, d’estate, mi ritrovo a scrivere e condividere questi pensieri.
L’estate, nello spazio di sentieri in montagna, come anche sulle spiagge affollate, senza dimenticare la bella esperienza di campi scuola parrocchiali e associativi che come vescovi e preti ci capita di frequentare, è occasione di incontri, legami e amicizie, volti e sguardi, tempo condiviso, fraternità. È in questa esperienza di fraternità più vissuta che declamata che l’estate del 2022 diventa profetica e ci parla di possibilità di pace. Molti sono i luoghi della terra drammaticamente segnati dalla violenza e dall’ingiustizia della guerra e, vicino a noi, l’Ucraina. L’esperienza estiva per noi può dunque diventare, nel segno della fraternità, un seme di pace.
D’estate si rimane poi incantati di fronte al tramonto sul mare, nelle ore più belle da godersi in spiaggia quando purtroppo viene il momento di doversene andare e incantevoli sono i paesaggi che ci vengono regalati quando la montagna la si vive, camminando e raggiungendo mete nell’atmosfera rarefatta di un cielo che pare dipinto di azzurro, come straordinario è il cielo stellato di notte, sui monti. Il tempo estivo così ci regala la natura, l’ambiente e lo possiamo contemplare nella sua bellezza, mentre lo stesso ambiente oggi grida a tutti le ferite della sua malattia. Si contemplano le cime o l’armonia delle onde del mare, ma subito viene in mente la siccità che stiamo vivendo, il cambiamento climatico, l’aumento delle temperature, l’arretramento dei ghiacciai, i danni che noi umani facciamo alla creazione. Gli sguardi che l’estate ci regala diventano allora un appello, un grido ad aver cura della nostra casa comune che è l’ambiente. Lo vediamo bello, ma è malato e a noi chiede di essere contemplato e custodito.
Nel chiasso di una giornata di spiaggia, come nel silenzio del sentiero sui monti e anche nell’estate di chi rimane a casa l’esperienza estiva regala spazi inattesi per sé, come il tempo per una buona lettura o per ascoltare musica, quello per fare silenzio o mettere in ordine i pensieri di un anno… L’estate così ci regala l’esperienza e la scoperta della interiorità, della profondità di noi stessi, della spiritualità e, per chi crede, della fede. È un po’ come ritrovarsi e imparare ad ascoltarsi… e ci si accorge della vita che è dono. In un mondo di chiasso e di corse l’estate ci ricorda che possiamo fermarci… e gustare l’ascolto, il silenzio, la riflessione, la meraviglia, i doni e la gratuità, la preghiera.
Ma torniamo al passo Oclini… Sto arrivando alla meta, riprenderemo l’auto per tornare in albergo e tra qualche giorno a casa, al lavoro di sempre, eppure l’estate, questa estate ci regala un messaggio profetico che parla di pace, di cura dell’ambiente, di interiorità e spiritualità. Sono bisogni che accompagnano il nostro tempo e l’umanità intera e l’esperienza estiva può suggerire i passi per darvi risposta: costruire fraternità, abitare in modo sano l’ambiente, coltivare l’ascolto che arriva a sentire il cuore e l’anima.
E anche quando l’estate finirà rimarranno questi percorsi sperimentati e sempre percorribili, per lasciare al futuro un mondo migliore di come lo abbiamo trovato.
Forse… possiamo farcela.
(*) vescovo di San Miniato, delegato Cet per Tempo libero, turismo e sport
(precedentemente pubblicato su “Toscana Oggi”)