“Non è mai solo una firma. È di più, molto di più”. Questo il claim della nuova campagna di comunicazione 8xmille della Cei, che mette in evidenza il significato profondo della firma: un semplice gesto che vale migliaia di opere. Quest’anno la campagna fa tappa anche ad Acerra, 58mila abitanti nella cintura metropolitana di Napoli, per raccontare la realtà di “Educ.Arte.Nativo”, spazio di aggregazione che sorge tra i palazzi abbandonati a due passi da piazza Duomo. Attiva dal 2015, la struttura ospita un oratorio, un centro sportivo e un doposcuola. Qui i ragazzi, grazie al lavoro di educatori e istruttori, crescono insieme, studiano e praticano sport, in un luogo sicuro e lontano dalle tentazioni della microcriminalità, sempre più diffusa nel cuore della città.
Fortemente voluto dal vescovo di Acerra e presidente della Conferenza episcopale campana, mons. Antonio Di Donna, il presidio, realizzato dall’Ufficio diocesano dello sport in collaborazione con il Centro diurno della Caritas per i minori a rischio e gli oratori, offre risposte concrete all’emergenza educativa grazie ad un team di educatori, psicologi ed animatori. “La realtà che viviamo qui ad Acerra è molto particolare, soprattutto nel centro storico, perché abbraccia diverse forme di povertà tra cui soprattutto quella educativa – spiega Luisa Ruotolo, che ha guidato la Caritas di Acerra fino a febbraio 2022 -.
I bambini che si rivolgono a noi presentano prevalentemente difficoltà economico sociali”.
Tutte le attività sono accessibili in totale gratuità, grazie all’impegno di decine di volontari ed al lavoro sinergico tra istituzioni e mondo ecclesiastico. Gli operatori prevengono, con percorsi educativi “ad hoc”, devianza e difficoltà familiari. “Ogni giorno apriamo le porte a 70 bambini, tra 6 e 13 anni, seguiti dalla Caritas nel Centro diurno per bambini a rischio – aggiunge Vincenzo Castaldo, nuovo direttore della Caritas di Acerra – con doposcuola e attività laboratoriali di informatica, cinema e teatro. Qui arrivano anche i bambini degli oratori ed i ragazzi più grandi, che si dividono tra basket, calcio e pallavolo nei nuovi campi inaugurati lo scorso ottobre”. “Insieme con il Centro diurno per bambini in difficoltà della Caritas, i nuovi campi sono il fiore all’occhiello dell’impegno della Chiesa sul fronte del disagio sociale”, afferma il vescovo Antonio Di Donna.
“Un’opera segno contro la povertà educativa e un presidio di legalità in un luogo spesso teatro di microcriminalità e spaccio”:
così il presule definisce il complesso, che accoglie, al suo interno, i ragazzi del doposcuola “Ti vengo a cercare”, una scuola di vita per minori con storie familiari di notevole disagio. “Ti vengo a cercare perché è proprio in strada che i nostri volontari intercettano i minori in difficoltà, – aggiunge Castaldo – facile preda della criminalità organizzata che, ad Acerra, opera proprio nel cuore della città, nel nostro quartiere. L’obiettivo prioritario è strapparli ad un destino, ormai scontato, ed accoglierli nelle nostre aule dove, grazie agli educatori, scoprono il piacere dello studio e dell’aiuto reciproco”.
Nel doposcuola si mette in primo piano il supporto ai bambini, offrendo un sostegno concreto per superare il disagio promuovendo l’inclusione; è un luogo dove si sperimenta lo stare insieme nonostante le differenze, scoprendo nuove culture e tradizioni.
“Grazie al contributo dell’8xmille, intervenuto con 280mila euro triennali, abbiamo potuto ristrutturare lo spazio, posto alle spalle della cattedrale – conclude il direttore della Caritas -, trasformandolo in un centro multidisciplinare in grado di accogliere bambini e giovani per offrire loro una prospettiva di futuro. Dall’uscita da scuola all’ora di cena combattiamo lo svantaggio sociale e grazie ad una squadra di 90 volontari possiamo garantire l’animazione-educazione di bambini e ragazzi, la didattica a distanza, le attività sportive”. In un contesto urbano, spesso teatro di azioni violente di malviventi e spacciatori, questo spazio multidisciplinare è un presidio di legalità, un esempio di welfare innovativo, che coinvolge un numero crescente di associazioni e realtà cittadine e dove l’impegno dei volontari e degli operatori fa la differenza.
“Tanti bambini hanno bisogno di affetto, ti abbracciano all’improvviso – spiega Maddalena, operatrice – hanno bisogno di una carezza. Gesti semplici che nelle loro famiglie a volte non ricevono”. “È un bel progetto che io non mi aspettavo di abbracciare appieno però è stato qualcosa che mi ha arricchito tanto – aggiunge il collega Vincenzo – perché si conosce una realtà che spesso noi vediamo solo nei film e nelle serie tv. Qui, invece, è davvero così; non è solamente qualcosa che trovi scritto all’interno di una sceneggiatura o di un copione”. “Quello che noi costruiamo sono gli uomini e le donne del domani – sottolinea Maria, operatrice al doposcuola -. Dobbiamo lasciare a questi ragazzi in eredità un mondo sano, pulito e giusto. Ed è proprio da questa giustizia sociale che dobbiamo partire, all’interno di questa realtà, dando a tutti quanti delle pari opportunità”.
Uno sforzo collettivo che consente di offrire ai bambini nuove opportunità per il loro futuro, come spiega suor Savina: “Quest’anno mi sono inserita in maniera più piena e questo ha facilitato anche il mio compito perché conosco meglio i bambini e tra loro e me c’è una relazione di amore e di affetto. Sono felice di svolgere questo compito”. E lo sono anche i giovani ospiti che affollano gli spazi della struttura durante l’intera giornata: “Era un campo pieno di fango ed erba – dice Giuseppe Maria, giovane frequentatore del centro – dove le porte erano fatte solo di pali”. “Quando ho visto il campo nuovo mi sono stupito- aggiunge il piccolo Mario -. Sembrava di stare in uno stadio”.
“Questi ragazzi sono i nostri figli e nipoti. Dobbiamo proteggerli e creare le condizioni per garantire loro un futuro degno di un Paese civile”. Queste le parole del vescovo al termine della processione dei santi patroni di Acerra Cuono e Figlio, lo scorso 30 maggio, quando una cinquantina dei ragazzi seguiti da “Educ.Arte.Nativo” lo avevano accompagnato per le strade della città. In quell’occasione mons. Di Donna aveva chiesto ai futuri amministratori della città un “giuramento davanti ai patroni a protezione e custodia di Acerra”. Il presule nel cuore custodisce come perla preziosa l’opera in favore di questi ragazzi, che praticamente si svolge “sotto casa sua” ed è sempre molto grato ai volontari per la loro abnegazione.
A pieno regime con i campi estivi Educ.Arte.Nativo, in questi mesi, ha aperto le porte anche a 30 piccoli ucraini, accolti con le loro famiglie. Sono 300 i nuclei ospitati, sin dallo scoppio del conflitto, in strutture diocesane o dai loro connazionali residenti nel territorio acerrano. I bambini sono seguiti dagli operatori Caritas per l’inserimento scolastico e il doposcuola rappresenta un’ottima base di partenza per un veloce percorso di inclusione sociale.