“Vorrei dare un mio aiuto attraverso la cosa migliore che riesco a fare”. Con la passione e la determinazione dei suoi 23 anni, Irene Mischiari vuole raccontare la storia di alcune donne ucraine scappate dal loro Paese in guerra e arrivate a Sonego, ospiti della parrocchia e della Caritas diocesana nell’ex canonica.
La fotografia è la grande passione di Irene. “La prima macchinetta me l’ha regalata papà da bambina, ma da 4-5 anni mi sto impegnando davvero tanto, sfruttando anche alcune dritte del mio grande maestro, lo zio Gianni (Dal Mas, partito tanti anni fa per la Repubblica Dominicana come fotoreporter, poi stabilitosi lì con ruoli di primo piano nel mondo della cooperazione e della solidarietà, ndr). Durante la pandemia, in particolare, ho avuto tempo per studiare e ho seguito diversi corsi on-line”.
In questo periodo in cui tutti parlano e scrivono di Ucraina, l’idea di questo progetto, il suo primo progetto comunicativo.
“Viviamo in un mondo Sotto Sopra (il progetto infatti si chiama Upside Down, ndr) in cui il bene non fa clamore, lo fa solo il male. Ognuno cerca di dire la propria, riguardo al male, ognuno lo affronta e lo interiorizza a modo proprio, ognuno fa quello che può, ognuno esprime quello che sente. Chi si tira su le maniche, chi ne discute, chi condivide post che ne parlano, chi ci va incontro, chi non ne parla.
Del male io non parlo con la voce. Ma lo scrivo e lo disegno, con la luce. È il mio modo di esprimermi, è il mio modo di aiutare. Perché è ciò che mi definisce, è ciò che mi permette di affrontarlo”.
Irene è andata a trovare Julia, Valentina, Caterina e Ivan in canonica a Sonego: “Vengono dall’Ucraina e vi parleranno del male che ha incrociato le loro strade”.
Con l’aiuto di Vira, ucraina che vive a Fregona da anni, e di Anna De Luca ha tradotto le loro parole: ne sono nati così cinque video molto espressivi, con le immagini dei loro volti, l’audio delle loro parole e la traduzione in sovrimpressione. Storie di vita vissuta. Storie vere.
I cinque video sono pubblicati sulla pagina Instagram di Irene. L’introduzione lunedì 9 maggio, data di cui tanto si è parlato in queste settimane di guerra; e poi ogni giovedì, dal 12 maggio, un nuovo video, visibile anche sulla pagina de L’Azione.
Per il suo futuro Irene, che attualmente lavora come impiegata a San Giacomo di Veglia, ha grandi progetti: “Mi piacerebbe lavorare nel mondo della comunicazione: so che in Italia è difficile, ma intanto continuo a studiare fotografia. E partecipo anche ad altri progetti (in arrivo ce n’è uno con l’associazione Inquadra, ndr). Intanto a casa mi sono allestita un piccolo studio fotografico: si chiama “Al terzo””. Perché è al terzo piano di casa: un nome geniale, che ne dimostra l’estro e la fantasia.
(*) l’articolo è stato pubblicato sul settimanale diocesano “L’Azione”