“Finalmente di nuovo in presenza dopo due anni, ogni parrocchia vivrà in semplicità il momento iniziale, il 22 giugno, nella propria comunità di riferimento, mentre la giornata conclusiva, domenica 26 giugno, vedrà tutte le realtà del patriarcato riunite per un incontro diocesano di festa con la celebrazione eucaristica presieduta dal patriarca Francesco Moraglia presso la palestra dell’Istituto salesiano San Marco alla Gazzera”. Don Pierpaolo Dal Corso, responsabile dell’Ufficio per la pastorale familiare del patriarcato di Venezia, illustra al Sir le modalità di svolgimento in diocesi del X Incontro mondiale delle famiglie, in programma dal 22 al 26 giugno a Roma sul tema “L’amore familiare: vocazione e via di santità”. In vista dell’appuntamento di giugno, spiega, si terranno incontri di preparazione nelle diverse zone della diocesi il primo dei quali è in programma domenica 8 maggio nella parrocchia di Santa Maria Goretti per la zona di Mestre-Favaro. A seguire sabato 14 maggio a Zelarino per la zona della Castellana, domenica 15 a Eraclea la mattina, e a Venezia il pomeriggio, sabato 28 a Catene per il vicariato di Marghera. Da sabato 21 maggio, prosegue don Dal Corso, si terranno anche iniziative di preghiera e il rosario per la famiglia accompagnate dall’icona dell’Incontro mondiale. Tra queste, proprio il 21 maggio, un pellegrinaggio al santuario di Monteortone, sui Colli Euganei.
“Ho colto questa occasione offertaci dalla Chiesa universale – spiega il sacerdote – come preziosa opportunità per ricostruire relazioni, per vivere momenti di preghiera, condivisione e festa insieme, guardandosi di nuovo negli occhi e favorendo relazioni tra famiglie e parrocchie per ritornate ad una pastorale fondata anzitutto sui legami”. Nei diversi incontri sono previsti momenti di confronto e dialogo in piccoli gruppi “per capire di che cosa ci sia realmente bisogno oggi nelle famiglie della nostra zona, che cosa può fare la Chiesa locale per essere presente sul territorio attraverso una sinergia tra uffici pastorali: famiglia, giovani, catechesi”. L’auspicio è che le famiglie, “pur oberate da mille responsabilità e incombenze, siano più presenti e più valorizzate nelle comunità parrocchiali e nelle unità delle collaborazioni pastorali”.
“Dopo due anni online dobbiamo raccogliere i cocci e ricostruire la capacità di fare comunità. Sento in molte persone una grande voglia di incontro”, aggiunge Cristina Loreggia che con il marito Roberto Maurin affianca come coppia don Dal Corso. “L’incontro mondiale vissuto in modo decentrato sul territorio, alla portata di tutti – sostiene Cristina -, è una grande opportunità per riallacciare legami e camminare insieme nello spirito della Chiesa sinodale auspicata dal Papa”.
Quali sono, oggi, le sfide per le famiglie? “Anzitutto la sfida dell’accoglienza, il farsi famiglia per chi la famiglia non ce l’ha più, la capacità di essere casa con la porta aperta, dove chi entra si possa sentire accolto e voluto bene”. Cristina si riferisce per prima cosa alle famiglie ucraine, “nonne, mamme e bambini accolti nella mia parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio a Carpenedo, ospitate in un centro per anziani”. Accoglienza che si fa solidarietà operativa, sostegno, aiuto per il loro inserimento sul territorio. Ma accoglienza significa anche“un’attenzione particolare ai ragazzi e ai giovani, con i loro punti di forza e le loro fragilità e cadute, e sostegno alle famiglie più deboli”. Obiettivo, dare vita ad una comunità unica nella quale a qualsiasi età e in qualsiasi condizione ognuno possa sentirsi a casa, accompagnato con uno stile familiare in ogni fase della sua esistenza”.
Il primo degli incontri di preparazione, domenica 8 maggio, si svolgerà proprio nella zona di Cristina, Mestre e Favaro. Filo conduttore, l’ultima delle sette catechesi proposte dal Dicastero laici famiglia e vita e dal Vicariato di Roma per la riflessione nelle Chiese locali:
“Permesso, grazie, scusa”,
titolo tratto dal trinomio indicato da Papa Francesco all’udienza generale del 13 maggio 2015 come strada “per vivere bene nella famiglia, per vivere in pace”; parole semplici che però racchiudono “la forza di custodire la casa, anche attraverso mille difficoltà e prove”, aveva spiegato Francesco. “Tre paroline magiche che segnano uno stile familiare. E non vanno mai date per scontate”, osserva Cristina. “Il Papa – prosegue – chiama anche a noi sposati alla santità, che non è quella dell’aureola ma quella dell’impegno quotidiano per le nostre famiglie”. Cristina e Roberto sono sposati da 27 anni e hanno due figli di18 e 22 anni. “Guardando a tutte le sfide che abbiamo incontrato nel nostro cammino e a quelle attuali, ci rendiamo conto che non siamo soli. Con le nostre sole forze – ammette – non saremmo mai riusciti a superare le prove che a volte abbiamo dovuto affrontare. Invece, grazie alla presenza di Dio in mezzo a noi, al nostro essere sposi in Cristo, ogni gesto, ogni sfida affrontata, diventa passo di un percorso di santità, non per nostro merito ma per sua grazia”.