Non sono molte le parrocchie che possono vantare, nella storia del presbiterio, un cardinale e due vescovi. Né quelle che hanno due giovani che studiano in seminario e si preparano a diventare sacerdoti. Sarebbe incredibile se la stessa comunità avesse costruito da zero una casa di accoglienza a Roma, un asilo nido per bambini bisognosi, e addirittura una missione in Mozambico con alloggi, un pozzo, tre scuole materne, un centro di sartoria, scuole professionali. Eppure, è tutto vero. Succede a San Frumenzio ai Prati Fiscali, nella zona del Nuovo Salario, a Roma. A guidarla, da cinque anni e mezzo, è don Daniele Salera, che ha raccolto l’eredità del card. Enrico Feroci – ne fu parroco dal 1991 al 2004 –; dell’arcivescovo Gianpiero Palmieri – da pochi mesi alla guida della diocesi di Ascoli Piceno e già parroco della comunità romana dal 2004 al 2016 –; e del vescovo Benoni Ambarus, che a San Frumenzio fu vice parroco dal 2006 al 2010 ed è oggi delegato per la Carità nella diocesi di Roma.
“Nel territorio parrocchiale ci sono ottomila citofoni, vale a dire almeno 21 o 22mila persone. Ma molti dei fedeli che frequentano la comunità risiedono da altre parti, San Frumenzio è la loro parrocchia di elezione – spiega don Salera –. Ad esempio, su 150 bambini iscritti al catechismo per la prima comunione, almeno la metà vengono da fuori. Si tratta di persone che hanno una forte sensibilità verso le fasce più in difficoltà della popolazione, grazie a un senso civico molto diffuso negli abitanti del territorio”. Un quartiere benestante, tra il Tevere e l’Aniene, con negozi e servizi, dove “c’è grande attenzione ai temi della solidarietà, del civismo, della salvaguardia della natura – prosegue il sacerdote –. È una zona dove si vive bene, anche per la qualità delle relazioni che le persone stabiliscono tra di loro”.
Relazioni durature e profonde come quelle che si instaurano tra i ragazzi che frequentano la parrocchia,
dove si inizia con la catechesi del Buon Pastore tra i 3 e i 4 anni, si prosegue con il “Gruppo Smilos” per i bambini dai 6 agli 8 anni, poi si va avanti con il percorso di preparazione alla prima comunione e quindi si passa al dopo-comunione negli anni delle scuole medie. “In primo superiore inizia il catechismo per la cresima, che dura quattro anni – spiega il parroco –, e al termine i ragazzi possono già diventare aiuto-catechisti della comunione, e poi, dopo due anni, catechisti dei ragazzini di prima media. Non è raro, a San Frumenzio, trovare chi ha iniziato a frequentare i gruppi a 6 anni e ne esce a 25. Naturalmente c’è chi abbandona, ma tra quelli che restano il senso di appartenenza è molto forte”.