Johanna von Call è nata il 24 dicembre. È un “Christkind”, un Gesù Bambino – come tradizionalmente si dice in Alto Adige – e forse proprio per questo da sempre ha un legame particolare con tutte le raffigurazioni del Bambinello. Nel 1987 sua sorella le ha regalato per il compleanno un Gesù Bambino in cera, avvolto in fasce di pizzo e custodito in una teca in legno intarsiato. Un regalo che piacque molto a Johanna e che avrebbe lasciato il segno. Anche se lei ancora non lo sapeva. Quello è stato, infatti, il primo pezzo di una raccolta di antiche immagini del Bambinello, che oggi, a 34 anni di distanza da quella vigilia di Natale, conta oltre 200 esemplari.
Nei giorni scorsi, Johanna von Call, ha aperto le porte della sua casa di Appiano al settimanale diocesano di lingua tedesca di Bolzano-Bressanone “Katholisches Sonntagsblatt”. Fin da subito si capisce che quella è più di una semplice abitazione. Gesù Bambino è presente ovunque. Lo ritrovi sul un comò del soggiorno, sulla cornice del caminetto, su un tavolinetto della sala da pranzo. E poi ci sono le raffigurazioni del Bambinello appese alle pareti della Stube, così come i Gesù Bambino che fanno capolino da dietro una vetrinetta.
“Noi viviamo con Gesù Bambino”. “Noi viviamo con Gesù Bambino”, racconta Johanna von Call, che al Bambinello ha dedicato anche un’intera stanza della sua casa. Qui si trova la maggior parte dei Gesù Bambino che ha raccolto in questi anni, andandoli a cercare nei mercatini delle pulci e nei negozi di antiquariato in tutta Europa. Lungo le pareti, una serie di vetrinette e ripiani in vetro accolgono decine di Bambinelli, di diverse fogge e grandezze. Sono Gesù Bambino in legno o in cera, nudi o con vestiti di broccato, finemente lavorati. Alcuni sono adagiati in culle di legno, minuziosamente lavorate, altri sono in piedi, con la mano benedicente e la corona in testa. Provengono dal Nord Europa, così come da diverse parti d’Italia. Uno dei Gesù Bambino che Johanna von Call ama di più è al centro della stanza. È un Bambinello in legno di epoca barocca, che proviene da Firenze. È adagiato in una culla di legno dorato e intarsiato. Il vestito, finemente ricamato, è stato recentemente restaurato. I piedini in legno sembrano muoversi, proprio come quelli di un neonato, e con le mani aperte sembra chiedere a chi lo sta guardando di prenderlo in braccio. Accanto, sempre al centro della stanza, un altro Bambinello, sempre di epoca barocca, con la corona in testa e avvolto in fasce rosso porpora ricamate a mano, a ricordare la Passione.
Dalla Francia e dalla Baviera, ma anche da Napoli e dalla Sicilia. A seconda dei simboli o degli ornamenti, così come dalle espressioni del viso, è possibile comprendere da dove provengono i Bambinelli. Tre di questi, riuniti sullo stesso ripiano, sono circondati da fiori di stoffa bianchi e sono protetti da campane di vetro. Provengono dalla Francia. Particolarmente colorati sono i Bambinelli che vengono dalla Baviera. “Un tempo le Stuben (ossia la stanza della casa dove la famiglia era solita ritrovarsi per mangiare o per trascorrere del tempo insieme, ndr) erano molto scure – spiega Johanna von Call –. Per questo motivo per Natale c’era l’abitudine di adornarle con qualcosa di colorato”. Con attenzione, Johanna von Call ci mostra una vera rarità: un Bambinello avvolto in fasce ricamate e adagiato in una culla ornata di pizzi, l’unico pezzo in gesso della raccolta. Poi, si sposta qualche passo più in là e si avvicina ad una teca in legno intarsiato in cui è adagiato un Gesù Bambino in cera, avvolto in fasce. Con delicatezza solleva il coperchio della teca e ce lo mostra: all’interno, su un tessuto imbottito finemente ricamato con perline, fili dorati e argentati, c’è una miniatura del Bambinello in cera.
Più in basso, in una vetrinetta, scorgiamo un divanetto. Johanna von Call si avvicina e solleva la parte centrale di quello che appare in tutto e per tutto come un vecchio portagioie. Al suo interno, adagiato su del pizzo bianco, c’è un Bambinello in cera. Un gesto della mano a cercare la chiavetta posta sul retro del divanetto e parte il carillon. Sulle note di “Tu scendi dalle stelle”, celebre canto di s. Alfonso Maria de’ Liguori, Gesù Bambino apre e chiude gli occhi. “Questo è un Gesù Bambino che proviene dalla Sicilia” spiega.
“Secondo la tradizione, una famiglia che emigrava al nord portava con sé qualcosa che le ricordasse la propria terra. Questa famiglia siciliana, giunta in Alto Adige negli anni Trenta, sull’onda della politica migratoria promossa dal fascismo, portò con sé questo Gesù Bambino”.Proviene, invece, da Napoli, la statua del Bambinello che si può ammirare in salotto sopra un piedistallo da cui fanno capolino le teste di tanti angioletti. Sopra ai boccoli biondi, realizzati con fili di seta, il Bambinello porta una corona intarsiata. La manina destra con le tre dita aperte in segno di benedizione e, nella sinistra, un chicco di melograno, a ricordare la Passione.
Miniature in cera, piccoli scrigni di arte e fede. Il pezzo più antico di tutta la raccolta, lo troviamo sulla cornice del caminetto di casa. Si tratta di un Bambinello intagliano in legno, del 1600, posto su un piccolo piedistallo. Anche in questo caso la mano destra è alzata in segno di benedizione, mentre nella sinistra regge la tradizionale sfera che simboleggia il mondo. Ci sono poi le miniature in cera. Piccoli libretti che, sollevando la copertina, rivelano il loro prezioso contenuto: un Bambinello in fasce, non più grande di 4-5 centimetri, circondato da rose rosse. O ancora la piccola pera gialla, sempre in cera, che si apre per mostrare il Gesù Bambino che riposa al suo interno.
“Christkinder” e “Klosterarbeiten”. Quella dei “Chrstikinder” e “Klosterarbeiten” (statuette di Gesù Bambino e lavori conventuali, ndr) è una tradizione popolare nata agli inizi del Medioevo, e che ha trovato il suo massimo sviluppo in epoca barocca. In Alto Adige queste attività avevano luogo soprattutto nei conventi di Brunico e Bressanone – spiega Johanna von Call – e nel monastero delle benedettine a Sabiona. Purtroppo dopo il Concilio Vaticano II la maggior parte di questi oggetti è stata rimossa dalle nostre chiese ed è stata poi in parte distrutta, oppure giace dimenticata in qualche soffitta. Una buona parte è finita anche nelle mani di antiquari e nel frattempo questi lavori sono diventati di nuovo oggetti ambiti dai collezionisti”. I Christkindl erano anche oggetti di venerazione. “Anche i nostri antenati – prosegue von Call – si sono rivolti per secoli al Bambino Celeste per implorare il suo aiuto in molte delle loro preghiere”. “Il famoso ‘Gesù Bambino di Praga’ è molto venerato anche in Italia ad Arenzano, come anche il Santo Bambino di Aracoeli a Roma. Tante preghiere sono state elevate al cielo anche davanti ai Christkindl che sono raccolti in questa stanza ed è proprio questo che le rende qualcosa di più di un semplice oggetto da collezione”.
“Trösteleinen” per le giovanissime che entravano in convento. In passato nei conventi i Christkindl erano particolarmente importanti, soprattutto per le giovanissime che abbracciavano la vita consacrata. “Alle bambine che entravano in convento le famiglie regalavano uno di questi Gesù Bambino – racconta Johanna von Call – che erano l’unica cosa che potevano tenere nelle loro celle. Erano dei ‘Tröstelein’, dei bambolotti per consolarle per il distacco dalla famiglia. E quanto più la famiglia era benestante, tanto più il Gesù Bambino era riccamente decorato. I Bambinelli provenienti dal Tirolo erano, invece, più semplici perché le condizioni di vita erano meno agiate”.
La nascita dei “Christkindlmärkte”, i mercatini di Natale. Col passare dei decenni, poi, la tradizione dei Gesù Bambino è arrivata anche nelle case delle famiglie borghesi. “I Bambinelli iniziarono a trovare spazio anche nelle case tedesche – prosegue von Call – e la voce si sparse. L’interesse verso questi Gesù Bambino crebbe, vennero fatte delle esposizioni e la gente iniziò a mettersi in viaggio per vederli. Piano piano, nelle città in cui venivano esposti i Gesù Bambino, nacquero dei mercati, i Christkindlmärkte, i mercatini di Natale”.
A lezione dalle suore terziarie di Bressanone. In Alto Adige sono un’ottantina le persone che – come Johanna von Call – si sono appassionate di “Christkinder” e “Klosterarbeiten”. Dal 2002 sono riunite in un’associazione, presieduta da von Call. “Abbiamo avuto la fortuna – racconta – di poter riunire un gruppo di persone interessate, comprendente artiste specializzate in arti figurative o in gioielleria artistica, demologhe e ceriste e non da ultimo, anche alcune collezioniste. Ci interessiamo sporattutto di Klosterarbeiten, conosciuti anche come ‘Schöne Artbeiten’ (bei lavori), nonché sui materiali impiegati. Per noi è stato particolarmente importante imparare le tecniche impiegate per questi lavori. Nel convento delle suore terziarie di Bressanone fino ad alcuni anni fa vivevano ancora due suore ultranovantenni, che ci hanno insegnato l’antica arte del modellare la cera e della realizzazione delle statuette dei Bambinelli. Le tecniche dei Klosterarbeiten ci è stata invece insegnata dalle direttrici di corsi specialistici che si tengono in Austria e in Baviera. Il nostro obiettivo principale, come associazione, è quello di preservare questa tradizione artistico-artigianale e garantire così che l’arte religiosa popolare continui a vivere e non venga dimenticata”.